...e a 150 km da casa, si rompe la sella...
Le salite nel giro di oggi | ||
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Tempo | Salita | |
1:06':09" | Sacra di San Michele, Colle Braida da Avigliana | 1 |
0:11':15" | Colletta di Cumiana | 2 |
09/04/2017
• Distanza 303.67 km
• Tempo 11:32:30
• Dislivello 1826 metri
Una stretta di mano svela la personalità i chi hai di fronte. Questa mattina, la stretta di mano di Mario, che mi ha accompagnato chiacchierando per qualche chilometro, sulla salita verso il Colle Braida mi ha raccontato tutto di lui. Stretta poderosa ma non invadente, dura e armoniosa allo stesso tempo, lunga quanto basta, avrei voluto continuare la salita verso il Braida con lui ma ho fatto un sacco di strada per vedere la Sacra di San Michele ed al bivio ci siamo lasciati con una stretta di mano. Spero di incontrarlo ancora, in sella alla sua Pinarello per pedalare ancora assieme e raccontarci di noi.
Guai ancora prima di partire
Studio questo giro da circa un mese e la corsa più diretta, con andata e ritorno sulla stessa strada, implica una distanza di circa 276 km. Lo avevo già tentato il 17 marzo scorso ma dopo un centinaio di chilometri ho capito che non sarei riuscito a portarlo a termine con la luce del giorno, per cui ho deviato verso altri luoghi, facendo comunque un bel giro. Per il giro di oggi avevo previsto la stessa strada per l’andata, con alcune variazioni sul ritorno, che avrebbero allungato il giro a 291 km. senza però passare sulla strada già percorsa. Copiato il giro sul Garmin, al momento di caricarlo mi accorgo che non è quello giusto,. Torno al PC per rimediare al problema e quando cerco di caricare il giro, il Garmin si blocca. Resetto e ritento ma nulla da fare, non sente ragioni e si blocca nuovamente. Sono le sette passate, è già chiaro da un po’e per non perdere altro tempo, decido di caricare il il primo giro, almeno fino ad Avigliana sono sicuro di arrivarci, per il ritorno ci penserò.
Finalmente si parte
Sette e dieci ed inizio a pedalare, primo giorno in pantaloncini corti, maglia maniche corte e sopra l’altra primaverile, l’aria è pungente e taglia le mani, alle gambe non soffro più di tanto, pedalando la muscolatura emana calore per cui non sento freddo. Avanzo abbastanza spedito in direzione Ovest ed un vento leggero da Sud Ovest disturba appena, più per il noioso fruscio sul casco, che per l’ostacolo che crea.
Castellazzo B.da, Oviglio, Quattordio, la scorsa volta, in giorno feriale, la strada era zeppa di traffico, soprattutto pesante, oggi no, la mia corsa verso la Sacra di San Michele, se ne va liscia come l’olio, incrociando poch auto e nessun camion.
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Asti: Giro turistico
Finalmente Asti a spezzare la monotonia di questi primi quaranta chilometri di assoluta pianura. Entro in centro percorrendo strade in pavé quasi deserte, scattando qualche foto in movimento. Devo dire che avanzare in bici con una mano sola sul pavé non è piacevole ma il centro di Asti è quasi interamente lastricato di questo materiale a mio favore l’assoluta assenza di traffico. Velocità media all’entrata in città, 28 km/h, mentre all’uscita circa mezzo chilometro in meno.
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SR10 e le mega rotonde
Palucco, Baldichieri, Villafranca, proseguo affiancato all’autostrada E70, sulla SR10 che ora si sta popolando di autovetture. Il problema principale in caso di traffico, sono le rotatorie, soprattutto quelle gigantesche che si trovano in prossimità dei raccordi stradali principali. È molto difficile rendersi visibili con una bicicletta, come difficile è la gestione dei cambi di corsia. Si deve entrare decisi, calcolando però la velocità propria e dei veicoli che transitano vicini. Una sola esitazione e si corre il rischio di essere investiti ma oggi è filato tutto liscio.
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Il primo strappo
Sessantesimo chilometro, pedalo da cira due ore e per il momento ho raggiunto un dislivello di soli 279 metri. Superata Villafranca, poco prima di Dusino San Michele, arriva la prima corta salita, quella della Dolce, 2.2 km, 86 metri di dislivello e pendenza media del 4%. Messa così, sembra abbastanza scadente ma dopo tanti chilometri piatti, fa piacere alzarsi in piedi sui pedali e spingere su qualcosa che non sia asfalto piatto. La sbrigo in sette minuti e dieci, meritandomi un 199 posto nella classifica di Strava.
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Primo errore
Ora la strada scende dolcemente verso Dusino, sarà così per i prossimi 45 chilometri. Passo tangente a Villanova, attraverso Poirino. Poco più avanti sulla SP129, Garmin indica una svolta a destra, le indicazioni portano alla Cascina Rubina. Sull’incrocio, un grande chiosco di verdure con le insegne della cascina. L’esercente vedendomi passare, dimostra stupore, lui sa che quella strada non porta da nessuna parte, io no e proseguo, fino a che Garmin da un fuori pista, torno indietro e la svolta successiva mi viene imposta su strada sterrata. Sono nei guai, non conosco la zona e non ho la minima idea di dove andare. L’esercente, un signore sui cinquant’anni mi sarà d’aiuto, spiegandomi nei minimi particolari la strada per Avigliana. Ringrazio e riparto.
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Primi incontri
Fontanacervo, poco prima di Villastellone, vedo in lontananza due ciclisti transitare sulla rotatoria allungo fino a raggiungerli e mi accodo, resto qualche minuto a ruota e poi decido di superare, non accettano il cambio e vado via da solo. A Carignano, ho un dubbio sulla strada da prendere, le indicazioni invitano a seguire la SR20 ma cartelli ben disposti ne vietano l’accesso alle bici. Cambio strada attraversando parte del paese ma dopo poco mi ritrovo nuovamente sulla SR20, davanti a me uno dei ciclisti di prima, lo raggiungo e si chiacchiera un po’. Mi dice che lui la SR20 la percorre abitualmente ma in caso di incidente sarebbero problemi, visto il divieto al transito per le bici. Racconto del mio viaggio e dopo qualche minuto, beato lui, arriva a destinazione e io sono nuovamente solo.
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Leggero Falsopiano e si rompe la sella. Piobesi, Candiolo, il Parco di Stupinigi, Orbassano, Bruino, Sarignano, la strada sale appena, supero il Sangone, Trana, i laghi sono vicinissimi. Il falsopiano mi alzo sui pedali per sgranchire un po’ la muscolatura e nel momento in cui torno a sedermi, sento il sellino abbassarsi sul lato sinistro. Mi fermo e apprendo con terrore che la sella SLK, vecchia ma comodissima, si è rotta nella struttura di sostegno. Una rapida occhiata e capisco che posso rimediare con poco, svitando la guida di fissaggio e avanzando la sella di un centimetro in maniera che la guida trattenga solidamente.
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I Laghi e la Scara di San Michele e il Colle Braida
Scendo fino allo stretto corridoio tra i due laghi di Avigliana mi fermo per due foto e chiedo informazioni ad una giovane e magrissima ciclista che mi spiega in maniera perfetta la strada da percorrere. Risalgo in bici, la sella tiene bene, sono tranquillo e finalmente dopo 126 chilometri, è salita. Sul primo tratto di salita, in verità abbastanza leggero, raggiungo un ragazza, biondissima, con accento dell’Est, ha un buon passo e si fa un pezzo di strada assieme, il ragazzo che la accompagna, pratica gare di mountain bike e continua a sfrecciare velocissimo in salita ed in discesa, fino al bivio per Giaveno, dove entrambi svoltano a sinistra. Proseguo sul secondo tratto di strada che inizia con una breve discesa. L’attacco alla salita è più impegnativo di quello appena fatto e vedo davanti a me un ragazzo, cerco di raggiungerlo ma abbiamo lo stesso passo. Poi dopo una curva, eccolo che si ferma togliendo il casco e posso raggiungerlo. È Mario, il ragazzo della stretta di mano. Proseguiamo assieme chiacchierando, si sale in leggerezza, parlo di me, della sella rotta, della mia nuova condizione di pensionato, che mi sento vecchio. Saliamo le ultime rampe fino al colle della Croce nera, qui le nostre strade si dividono, lui su per il Colle Braida e io a visitare la Sacra. La stretta di mano e l’assicurazione da parte di Mario che non mi dimostro per nulla vecchio. Salgo tra un mare di gente, la stretta strada che conduce al piazzale della Sacra, Strava dice che ho il settimo tempo in totale. Il motivo è che i ciclisti veri, si limitano a fare il Braida snobbando questo tratto di strada che porta ad un vicolo cieco. Su, c’è una confusione di gente impressionante, cerco di farmi spazio e salire l’ultimo tratto in lastricato, gente che sale e scende, procedo a zigzag ma ogni volta che scendo dalle lastre di granito, la ruota posteriore scivola sulle rotondo pietre del lastrico. Finalmente sono in cima, rimagono da salire i 243 scalini dopo la porta di accesso al monastero. Rinuncio, perderei un sacco di tempo e non posso abbandonare la bici. Discendo con altrettanta fatica e dopo aver fatto scorta d’acqua scendo alla Croce nera per dare l’attacco ai 2 chilometri del Braida.
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La discesa e il ritorno
Quasi dieci i chilometri che portano a valle sul versante di Giaveno, quando arrivo al paese, chiedo informazioni a casa sul percorso da fare, mia figlia mi manda un sms con le principali località che devo attraversare per non rifare la strada dell’andata ma Garmin ha difficoltà a dare indicazioni corrette, effettua continui ricalcoli, cambiando percorso continuamente. Riesco ad intuito e seguendo i cartelli stradali ad arrivare a Cumiana, superando la corta salita della Colletta, poi dovrei raggiungere Carmagnola per proseguire verso Motà, Costigliole e Nizza ma non sono forte in geografia e Garmin non mi aiuta per nulla,
Riesco ad arrivare a Pralormo dove c’è la Mostra del Messer Tulipano che attira una quantita di gente impensabile. Chiedo indicazioni e vengo sconsigliato dal proseguire verso Alba. Accetto il consiglio. Solo ora vedo dallla cartografia che se avessi proseguito sarei arrivato a casa per la strada giusta. Oltretutto ho poca memoria, perché a Pralormo ero passato nel giro precedente per la Sacra ma non me ne ricordavo più e poi metto in conto anche il leggero panico che mi assale quando litigo col Garmin e perdo la strada. Comunque il giro l’ho fatto e il fuori programma mi ha portato a superare i 300 km, voluti e cercati nel finale con l’allungo ad Alessandria. Rientro col buio ma con i fanalini accesi e quindi in sicurezza. Il giro è stato interessante per i posti veduti e le persone conosciute, molto meno monotono di un viaggio verso Biella ma anche molto meno duro.
Una simpatica parentesi
Sto uscendo da Asti, non ho attraversato il centro come all’andata, sono in corso Alessandria e fino ad ora ho percorso 260 chilometri, il Garmin continua a dare indicazioni a casaccio ed io ho l’assoluta necessità di staccare qualche minuto, smettere di pedalare e bere un birra fresca. Da qualche minuto cerco con lo sguardo la vetrina di un bar ma i pochi che vedo sono chiusi, ora finalmente eccone uno aperto, accosto al marciapiede con irruenza scendendo al volo, appoggio la bici al muro. Seduti fuori dal bar, una donna con un’età indefinibile ed un ragazzo sui trent’anni, tutti e due hanno un aspetto trasandato, le soprattutto da l’idea di una persona alla quale la vita ha dedicato poco o nulla. Malvestita, sigaretta in bocca, la voce roca. Lui un po’ più in ordine, potrebbe essere il figlio della donna, ha una bici in acciaio rimessa a nuovo, manubrio basso, copertoncini color arancione, attacchi da crono, specchietto retrovisore, cambio. Saluto, salutano. Lui mi fa subito notare la bici mi chiede se mi piace, rispondo che è una bella bici. Mi dice che l’ha comprata da un marocchino per mille euro e mi chiede se li vale quei soldi. Rispondo di si, solo per farlo contento, non so nemmeno se il prezzo che ha detto sia quello vero ma penso che se l’ha pagata realmente tutti quei soldi lo hanno fregato di brutto, non lo dico per cortesia. Entro nel bar e la donna mi chiede se posso offrire un caffè. Accetto ed invito anche il ragazzo che subito rifiuta, poi vista la mia insistenza entra anche lui nel bar. La gestrice del bar è cinese, ordino i due caffè e per la birra e l’acqua minerale ho qualche difficoltà a farmi capire. I miei invitati, consumano velocemente il caffè al banco, poi usciamo e io mi bevo tranquillamente la birra annacquata seduto fuori dal bar. La signora non smette più di ringraziare per il caffè, mentre lui mi elenca le qualità della sua bella bici. Chiacchieriamo cos’ qualche minuto, riesco a rilassarmi, con queste due persone che non smettono di chiamarmi “signore” e di ringraziarmi per il caffè. Finisco di bere, il ragazzo mi chiede di sollevare la bici, lo faccio, peserà una quindicina di chili ma è una bella bici mi piace. Salgo in sella alla mia pronto per gli ultimi quaranta chilometri, loro si allontanano continuando a ringraziare per i caffè.
SEMPREINSELLA!