fb e mail ridewhitgps logostrava logogarmin logo
Il giro, è lo stesso che avevo iniziato martedì scorso e che a causa del temporale ho dovuto forzatamente sospendere, unica variante apportata, ...
Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
00:03:52 Montealfeo da Salice 1
01:09:48 Varzi - Mulino San Pietro - Menconico - Penice 2
01:00:59 Campore - Ceci - Scaparina 3
00:15:01 Ponte Organasco dal Trebbia 4
00:48:52 Loco - Valico Cappella San Rocco - Casoni - Vallescura 5
01:19:47 Casa del Romano da Cassingheno (Due Ponti) 6
stravafotofacebook

19/05/2018
• Distanza 212.23 km
• Tempo 10:22:17
• Dislivello 3765 metri
“Chi va piano, va sano e va lontano”

Piantato come in chiodo
Verità assoluta se si parla di autovetture o motociclette ma in bicicletta, per me andare piano è diventata una necessità e soprattutto in salita, sono piantato come un chiodo a patta in un muro di calcestruzzo ed è per questo che nei giri con tanto dislivello impiego un tempo quasi da podista, anzi sono sicuro che su certe pendenze, un podista andrebbe sicuramente più veloce di me. Comunque, oggi sono soddisfatto dei 3.700 metri di dislivello, dei 200 chilometri percorsi e soprattutto delle quattro belle salite che ho fatto. Temperature ideali, poco vento, sole per quasi tutta la strada, sono stati tre elementi essenziali per portare a termine il giro, senza accusare troppa fatica.

 

-

Lo stesso giro di Martedì
Il giro, è lo stesso che avevo iniziato martedì scorso e che a causa del temporale ho dovuto forzatamente sospendere, unica variante apportata, è l’attacco al Penice da Menconico anziché dalla SP461e di tutte le strade che conducono su al passo del Penice, questa di Menconico è quella che preferisco, alterna tratti molto duri ad altri più semplici e questa caratteristica mi piace. Scollino il Passo in circa 52 minuti e discendo subito verso il bivio per Ceci dove inizia la salita al Passo della Scaparina, che la volta scorsa visto il brutto tempo in arrivo ho percorso solo in parte, scollinando sul Passo Vallette di Ceci e raggiungendo direttamente Brallo. Oggi, la giornata è veramente bella, finalmente un po’ di sole. Si sale bene al sole se la temperatura rimane comunque fresca e oggi vado su bene, su questa salita di 11 chilometri non dura nella prima parte, ma dopo la svolta a destra che da Ceci porta al passo, presenta qualche pendenza a due cifre. In vista delle “Fontane gemelle”, la salita è quasi terminataa al bivio del passo della Scaparina, svolto a sinistra, verso Pregola e la strada sale in modo semplice fino a scollinare, dopo un paio di chilometri. Sono a 1145 metri sul mare e pedalo per qualche centinaio di metri esattamente sul confine regionale tra Emilia Romagna e Lombardia, il panorama da quassù è qualcosa di meraviglioso.

 Nessuno per la strada
Scendo gradatamente verso Brallo e faccio una sosta d’obbligo alla grande fontana prima del paese. Quando passo da qui, di solito, c’è sempre qualcuno che si disseta, oggi no, solo io ed a dire la verità, da quando ho attaccato il Passo Penice, non ho incontrato proprio nessuno per la strada.
Scendo ancora, fino a Brallo.
Qui c’è gente finalmente, uno sguardo alla strada che porta su verso i Piani del Lesima o a Cima Colletta se andassi in quella direzione taglierei molti chilometri al giro di oggi, ed è stata una via di fuga già intrapresa in giorni meno fortunati di questo.
Scendo verso la val Trebbia.
Devo ricordarmi che a Pratolungo devo prendere la svolta a destra, quella per Ponte Organasco, altrimenti, finirei si sempre in val Trebbia ma alla confluenza con l’Aveto, molto più a valle di quanto dovrei per raggiungere la prossima salita, Fontanigorda.
Dopo lo strappo di Ponte Otganasco, risalgo la valle del Trebbia per un ventina di chilometri.
Puntuale come sempre, oltre al falsopiano positivo, il vento contrario.
Losso, Traschio, il bivio per Zerba mi stuzzica la fantasia di ciclista, la salita più lunga della zona, 23 chilometri fino a Capanne di Cosola, lascio perdere e continuo il mio programma.
 L’Europa investe nei lavatoi
Ottone, Gorreto, Rovegno ed a Loco inizia la salita verso Fontanigorda.
È la strada che conduce al Passo del Fregarolo, già fatto tante volte ma oggi, nonostante la tentazione di salirlo sia tanta, mi limito a scollinare Fontanigorda proseguendo verso Casoni e poi Vallescura. Una sosta alla fontana del lavatoio, restaurato nel 2014, grazie al “Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale. L’Europa investe nelle zone rurali. Riqualificazione dei lavatoi pubblici in Località Vallescura”.
Questo dice il cartello installato sulla parete del lavatoio. Oltre alla riqualificazione ed alla ristrutturazione si dovrebbero poi, effettuarne le manutenzioni, cosa che a vedere la vasca piena di fogliame marcio, non vengono fatte da tempo.
Proseguo ancora in salita per poche centinaia di metri, per poi discendere verso Canale e svoltato a destra, scopro una bella strada da fare in salita, in alternativa di quella di Ponte di Canale. Scendo a Due Poti, ancora in val Trebbia e subito dopo la svolta a sinistra verso Cassingheno, inizia la salita più lunga della giornata, quella alla Casa del Romano e Capanne di Carrega.
Quindici chilometri, con soli due respiri per le gambe, il primo al bivio per Carpeneto, il secondo a quello per Fascia. 
 Un brutto ricordo
Ho un brutto ricordo di questa salita, parecchi anni fa, mi pare il 2010. Allenamento per la Nove Colli e quindi un lungo di 250 km era d’obbligo. È una bella giornata di aprile, parto al mattino in calzoncini corti e maglietta, ma ho con me anche l’anti pioggia. Primo tratto di corsa con Sara, Marco ed altri ragazzi della Polisportiva Roccagrimalda, dopo diversi chilometri assieme, li lascio per allungare il giro e dirigo in alta Valle Scrivia. Da Torriglia, scendo in Val Trebbia e poi raggiungo il bivio per Cassingheno.
È da poco passato mezzogiorno ed il tempo cambia.
La bella giornata di sole svanisce nel nulla, lasciando posto ad un cielo grigio scuro.
Pioviggina.
Faccio due conti sul chilometraggio e la strada più corta per casa è quella della Casa del Romano.
È solo un po’ di pioggia, indosso in giubbotto e salgo. Si, salgo senza pensare che in questo periodo e con queste condizioni meteo a 1400 metri di quota, la temperatura scende al di sotto dello zero. E così è stato, l’acqua di Cassingheno, a Fascia era già nevischio ed al passo oltre ai tuoni ed ai fulmini, che pareva di essere sotto un bombardamento, il nevischio era diventato ghiaccio. 10 centimetri di neve ghiacciata sotto alle ruote ed il terrore di essere colpito da una saetta. Ristorante chiuso, non avendo nessuna possibilità di sosta, proseguo e scollinato il passo, discendo a freni tirati per la strada ghiacciata.
Scendo più lentamente che se andassi a piedi.
La quota si abbassa, verso i 1200 metri la neve svanisce e lascio i freni, la velocità aumenta, il calore del corpo si abbassa mi sto assiderando. Stringo i denti, ora ha smesso di piovere, un raggio di sole sbuca tra le nuvole e mi fermo al riparo in un tornante cercando di raccogliere più calore possibile. Purtroppo dura poco, il cielo si richiude e torna a piovere ed io torno a scendere, dentro di me la disperazione.
Cabella, finalmente, dopo 19 chilometri da incubo.
Il bar è chiuso ma in compenso ecco nuovamente il sole, ed è bello, forte, caldissimo.
Prendo coraggio e risalgo in bici, questa volta penso, vado a casa.
Non è così a Cantalupo Ligure, ancora acqua ma finalmente un bar aperto. Caffè doppio con molto, moltissimo zucchero e telefonata a casa per un recupero in extremis. Smetterò di tremare circa un ora dopo essere rientrato a casa. Esperienza negativa senza precedenti e da non ripetere mai più.
 Una strada distrutta
Torniamo alla salita verso la Casa del Romano. Il primo tratto è sotto un sole forte, quasi fastidioso, ma a sinistra grosse nuvole nere mi mettono ansia, questa è una strada che a me non porta bene.
Ora, salgo all’ombra, fa piacere.
Un occhio alla strada e l’altro a queste nuvole minacciose che nascondono il sole. Una pedalata dietro all’altra ripensando a quel triste giorno di tanti anni fa e considerando, come la strada in quel frangente, fosse così differente da quella di oggi. Scollino, non sosto in vetta, scendendo subito verso Cabella Ligure.
La strada è nell’abbandono, un vero e proprio sfacelo.
Buche anche di grosse dimensioni sono sparpagliate un po’ ovunque, a tratti la strada scompare lasciando il posto ad uno pseudo sterrato, con ghiaia e altro. I fossi di scolo, sul lato della montagna a tratti sono colmi di detriti, parte dei quali si riversano anche sulla carreggiata. E quando piove i rivoli d’acqua che attraversano la strada, minano la sua stabilità ed i cedimenti strutturali, fanno pensare ad una prossima frana.
Scendo così, facendo attenzione a schivare le buche.
Per strada, nessuno. Finalmente sono a Cabella, il solito vento contrario e via verso le strette di Pertuso. Non sosto alla Tamoil per il solito sorso d’acqua gasata del distributore automatico, ho fretta, voglio andare alla HBM di Vignole per vedere a che punto è la preparazione della mia bicicletta.
SEMPREINSELLA!