...In pianura riesco a scaldarmi un poco, tanto che...
06/03/2016
• Distanza 56.08 km
• Tempo 02:14:06
• Dislivello 454 metri
Si, voglia di sole, sole al sabato e alla domenica, sole pedalabile, sole anche in mezzo alla neve ma sole e non nebbia come oggi. Previsioni discordanti tra i vari canali meteo e io indeciso se salire in bici oppure restare a casa al caldo. Fuori neve e un nebbione basso, basso, che non invoglia certo ad uscire, nemmeno il mio cane Pinky vuole mettere fuori il naso e resta nella cesta ai piedi del termosifone al caldo. Io sempre più indeciso, ogni tanto uno sguardo dalla finestra per vedere se qualcosa cambia e pian piano, la nebbia si alza, si riesce a vedere la strada laggiù a qualche centinaio di metri. Vado, mi cambio e vado, calze termiche, soprascarpe, tuta a gamba lunga, due maglie e antivento di scorta, passamontagna, cuffia, paraorecchie, guanti, sono quasi le undici e vado.
Appena uscito da Casal Cermelli, in direzione di Portanova, la nebbia è più bassa, si vede a circa tre, quattrocento metri, non sento freddo, con tutta la roba che ho addosso, ci mancherebbe. Decido per Cremolino, preso dall’omonima provinciale, la 203. Vado piano, non riesco a respirare con tutta sta roba in faccia, Castelferro, Mantovana, la nebbia sempre più fitta tanto che comincio a pensare che siano nuvole basse. Strada bagnata, ruscelli che corrono in mezzo alla strada perché i fossi sono maltenuti e poi ci si lamenta se le strade franano.
Proseguo sempre piano attraversando Carpeneto, un raggio di sole mi invoglia a proseguire, forse alzando la quota altimetrica riesco a sbucare fuori dalla nebbia ma non è così, appena fuori dal paese, la nebbia si infittisce ancor di più. Sto pensando di proseguire per Cassinelle per vedere se li si trova un po’ di sole ma la corta discesa verso Santo Stefano mi fa immediatamente cambiare idea. In discesa nonostante sia ben coperto fa un freddo boia e il solo pensiero di scendere da Cassinelle a Molare mi fa rabbrividire. Sono a Cremolino, davanti al ristorante Vetta, una fila interminabile di auto che sfilano davanti a me a passo d’uomo. Indosso l’anti vento e passate tutte le auto scendo verso la strada che mi pare la più breve e meno veloce per raggiungere Ovada, la Priarona. Scendo a freni tirati e curva dopo curva sono in fondo, le dita di mani e piedi doloranti per il freddo, cerco di muoverle ma non si scaldano, non c’è nulla da fare. Ecco finalmente Ovada, mancano ventitré chilometri a casa, saranno i più lunghi mai fatti sino ad ora.
In pianura riesco a scaldarmi un poco, tanto che il pensiero di allungare per Novi Ligure e poi Bosco Marengo mi passa rapidamente per la testa. Si, rapidamente, perché lo cancello appena arrivato a Predosa , dove la nebbia si abbassa ancora e il freddo è sempre più intenso. Dieci chilometri e sono a casa, via a tutta, strada allagata a Portanova, pedalo in mezzo alla strada, per fortuna non c’è traffico, via tutta, sono a casa a scongelare piedi e mani sotto una doccia bollente. Solo 56 chilometri e non ne è valsa la pena.