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A terra attorno al cesto, sparsi un po’ ovunque, piatti di plastica, scatolette, brik di vino vuoti...

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Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
0:22':42" Benevello da Campetto 1
0:24':13" Lequio Berria da Borgomale 2
0:23':58" Battifollo 3
0:38':40" Colle dei Giovetti da Bagnasco 4
0:30':06" Colle del Melogno da Calizzano 5
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Big Bench N° 28, Ceva, Gialla

31/05/2018

  • Distanza 269.64 km
  • Tempo 11:33:46
  • Dislivello 3165 metri

“La madre degli idioti è sempre incinta” Una frase rubata a Sara che la cita sempre, nelle occasioni più svariate.

Idiota N° 1
La signora che mi sta incalzando da vicino, con il suo S.U.V. bianco latte, deve avere molta premura. È sicuramente passata col semaforo rosso. Dico sicuramente, perché quando sono passato io, era giallo pieno. Sono appena entrato sulla scena di un cantiere di posa dei servizi idrici, una sola carreggiata percorribile a senso alternato, governato dal semaforo citato prima. Davanti a me tre o quattro auto, che hanno già guadagnato strada, superando agevolmente un grosso buco pieno d’acqua fangosa, senza entrarci dentro con le ruote.
La carreggiata è stretta e ad occhio non c’è spazio per un’auto affiancata ad una bicicletta, soprattutto se si tiene la canonica distanza di 1,5 metri tra i due mezzi. Io procedo piuttosto veloce al centro della carreggiata e la signora a ruota, come se fosse in bicicletta anche lei mi fa il pelo alla ruota posteriore. Ecco il buco, se resto al centro strada, ci finisco dentro. Quindi mi sposto di lato su di una cinquantina di centimetri di asfalto solido ed ecco che il rombante S.U.V., bianco latte, supera, rasente al manubrio. Tentenno, piego a destra per non essere toccato, siamo a ridosso del buco pieno di acqua e fango. La signora, non batte ciglio.

Il mio cervello
è intento a mantenere il mio corpo in equilibrio e trova comunque il tempo di farmi urlare ad altissima voce. “Ecco e vienimi addosso”. Che la ruota anteriore destra dell’auto, entra nel buco fangoso. La signora è inflessibile, nella sua manovra.
Avete presente quando, dal secondo piano di un’abitazione, si butta un cocomero, cercando di infilarlo dentro ad un mastello pieno d’acqua? No? Non l’avete mai fatto? Nemmeno io ma l’effetto che ha sortito la ruota bassa e larga dell’auto, entrando nel buco fangoso, penso sia lo stesso.
Un getto di liquame marrone si alza di lato e la mia bicicletta da blu, diventa immediatamente marrone. Sono sorpreso, mi scappa ancora, sempre ad altissima voce. “Ma sei deficiente?”. Urlo talmente forte che l’operatore dell’escavatrice, si volta, in tempo per vedere l’auto che mi sfila di pochi centimetri. La manda a quel paese anche lui, la signora, che si allontana come se non fosse successo nulla. Sono inzaccherato di fango dalle scarpe alle ginocchia e la bici è tutta intonacata sul lato sinistro. Non mi fermo, il mio sguardo incazzato, incrocia quello dell’escavatorista, che muovendo ritmicamente il capo di lato, mi comunica il suo appoggio morale. La signora è ormai lontana. Un pensiero si affaccia alla mia mente. Uno sguaraus, tanto potente, quanto immediato, in modo tale da vedere marroni anche i sedili del S.U.V. Ma va a cagare, va.

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Idiota N°2
Ho finito di salire la tranquilla salita che da Ceva porta a Battifollo. Su al paese, lavori in corso, stanno asfaltando la strada e per mia sfortuna, tutta la carreggiata è appena stata ricoperta dall’emulsione di catrame. Sono quasi disperato, pensando agli schizzi che si attaccheranno al telaio della bici. Esclamo qualche parolaccia e mi avvio in discesa, verso Nucetto. Nei primi chilometri, di discesa (non so dove con certezza perché il Garmin si era nel frattempo spento) ecco un’area picnic, con la sua bella fontana fresca. Mi fermo, devo magiare qualcosa e fare scorta d’acqua. Il posto è bello. Una fila di tavoli e panche molto robusti, un ruscello scrosciante che emana un senso di freschezza tutto attorno, la fontane ed il cesto per i rifiuti. A terra attorno al cesto, sparsi un po’ ovunque, piatti di plastica, scatolette, brik di vino vuoti, tovaglioli, cartacce e tanto altro. Un sacchetto per l’immondizia squarciato dal quale probabilmente è uscita tutto quel pattume. Una cassetta di plastica, vuota.
Mi dispiace vedere tutto in disordine in un posto così carino. Mentre mastico il mio panino, rimetto tutto a posto, prima riempiendo il cesto di raccolta, il resto lo infilo nella cassetta di plastica. Ora mi piace e spero che qualche addetto passi preso a fare la raccolta.
Ora non riesco bene a stabilire, se l’idiota N°2 sia chi ha lasciato in disordine oppure io che mi sono preso la briga di mettere a posto. Boh?

 

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Questo il lato brutto del giro.

Quello bello è stato
l’incontro inaspettato con Francesco, che nel gruppo dei ciclisti di Predosa è nominato “Francesco Formaggi”, per via del suo lavoro e per non confonderlo con l’altro Francesco del gruppo. Francesco Formaggi, abita in un paesino dell’astigiano ed oggi era a zonzo per la Langa come me ed incontrarsi in Langa, vista la sua vastità, non è semplice. Stretta di mano e sosta al bar di Bossolasco per due chiacchiere ed un caffè.

Ma veniamo al giro.

La meta è la Grande Panchina di Ceva
e per arrivarci non ho preso la strada più corta, prima ho voluto divertirmi un poco, cercando di restare lontano dalle strade di traffico che al mattino sono abbastanza pericolose.
Castellazzo, Oviglio e devio subito per Bergamasco e poi sugli scalda gambe che portano Castelnuovo Belbo ed Incisa. Arrivo a Nizza Monferrato e ne esco subito prendendo per la più che tranquilla strada vecchia di Calammdrana. Ora a Canelli, sono costretto a fare la provinciale ma questa mattina il traffico non è proprio invadente. Santo Stefano Belbo, Cossano Belbo, Rocchetta Belbo. Per chi non avesse capito, sto risalendo la valle del Belbo, affascinante, anche oggi che non c’è sole.
All’osteria del Ponte, sul bivio tra Castino e Bosia, svolto a destra ed inizio a salire verso Benevello. Mi piace questa lunga e docile salita mi piace talmente tanto che non mi accorgo che Garmin, vorrebbe farmi svoltare a sinistra, verso Lequio Berria. Me ne accorgo quando sono quasi a Manera e quindi termino la salita comunque. Un ciclista degno di questo nome non fa mai dietrofront in salita a meno che non sia rincorso da cani ringhiosi.
Potrei raggiungere Lequio Berria anche da Manera ma in programma c’era la salita di Lequio da Borgomale e quindi torno in dietro per farla. E questo è stato un errore, perché dopo le piogge della notte, che devono essere state abbastanza irrompenti, alcuni tratti della SP281 erano totalmente ricoperti di fango e qui, è iniziata la prima spruzzata di fango sulla mia bicicletta. Sbrigata la salita, sono in Alta Langa e pedalare a 700 metri di altitudine come se fosse quasi, pianura, da una sensazione di libertà assoluta. È qui, che incontro Francesco del quale parlavo all’inizio del racconto.

 

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Ceva e la sua Big Bench Gialla
Svolto giù per Ceva e raggiungo, anche se con un po’ di difficoltà la panchina. Dopo uno strappo abbastanza duro, la panchina è raggiungibile come tante altre percorrendo uno sterrato, che all’andata faccio in bicicletta, (tanto si è già sporcata) mentre dopo la visita mi allontano a piedi, parlando al telefono con mia moglie. Lo faccio per guadagnare un po’ di tempo, visto che oggi ne ho già perduto parecchio. Ma lo sterrato e le tacchette della Shimano, come qualsiasi altra tacchetta, non vanno d’accordo o meglio forse si amano alla follia, perché si sono amalgamati talmente bene che non riesco più ad agganciare i pedali e invece di guadagnarne, di tempo ne perdo altro per poterli pulire.
Del giro, oltre alla Big Bench Gialla di Ceva ed alle cinque salite fatte, un incontro e due chiacchiere con Bruno, macellaio in Acqui Terme, che conosce vita e miracoli dei ciclisti di Casal Cermelli e prossimo a Sezzadio, una tirata quasi fuori giri con un ragazzone dai lunghi capelli biondi, raccolti a coda di cavallo non ho molto altro da dire. Domani laverò la bici, sempre augurando lo “SGUARAUS” alla signora frettolosa. SEMPREINSELLA!

Le salite di oggi
1.    Manera da Campetto, SP429, 5.33 km al 5%
2.    Lequio Berria da Borgomale, SP281, 5,25 km al 5%
3.    Battifollo, SP143 , 8,11 km al 5%
4.    Colle dei Giovetti da Bagnasco, 8.34 km al 5%
5.    Colle del Melogno da Calizzano, 5.77 al 5%
Questi sono i dati di Strava, a me risultano leggermente differenti .

Ah, dimenticavo per chi controlla nei minimi particolari le corse, oggi nella discesa verso Calizzano mi si è spento i Garmin. E una linea retta compare tra il punto nel quale si è spento e quando ho inserito la batteria tampone. Quindi niente paura, non ho ancora imparato a volare.