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Mi allontano da mare, pedalando verso l’entroterra.

l alba sul mar 1

Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
 0:5':51"  Romito-rotatoria Pugliola 1
 0:17':07"  La Spezia-La Foce- San Benedetto 2
 0:42':30"  Pian di Barca-Pignone-Passo del Termine 3
 0:43':13"  Levanto Passo Guaitarola 4
 0:12':50"  Le Grazie da Chiavari 5
 0:25':48"  Rapallo - Ruta 6
 1:35:37  Recco-Uscio-Pannesi-Maxena 7
 0:10':18"  Piancarese-Sottocolle-Scoffera 8
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L’alba sul mar.
24/08/2018
• Distanza 267.16 km
• Tempo 11:21:20
• Dislivello 3137 metri

“Il mare visto dalla sella di una bicicletta, è pura magia. Vita vera!”

Solo due parole, poi scappo a mangiar qualcosa di sostanzioso alla “29^ sagra della Porchetta e della rapa Rossa” organizzata dalla Pro Loco di Casal Cermelli, ed il resto del diario di viaggio lo scrivo domani.
Bel giro quello di ritorno da Lido di Camaiore, con partenza notturna, incontro fortuito con un travestito che voleva informazioni (almeno così diceva lei), la frescura dell’alba, il traffico di La Spezia e Chiavari. L’incontro più bello, con un anziano ciclista che ho accompagnato su per la strada tra Recco ed Uscio e guarda caso, ha lavorato ad Alessandria e si faceva su e giù da Uscio quasi tutti i giorni in bici. Tante belle salite per un totale che supera i 3000 metri di dislivello. Quasi 270 km, belli, affascinanti tra il lungomare Toscano, le 5 Terre, la Riviera di Levante, l’entroterra, il temporale schivato per un pelo, il vento a favore per il rientro. Tutto bello. Ho anticipato la partenza di un giorno per evitare il traffico costiero del sabato e la vacanza è finita. I ricordi però restano, indelebili nella mente e nel cuore. SEMPREINSELLA!

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Ecco, ci sono riuscito a fissare su carta o meglio in bit, le sensazioni che hanno attraversato la mia mente in questo viaggio. Anche se l’ andata è stata interrotta per guasto meccanico a circa 50 km dalla meta, mai ero arrivato tanto lontano ed il ritorno con le sue varianti mi ha divertito molto di più.

La partenza verso casa
Mancano due ore all’alba e salgo in bici per tornare a casa da Lido di Camaiore. La sveglia è suonata alle 4, pensavo di partire alle cinque di questa mattina ma la colazione è stata svelta e frugale. Quando parto da casa, mangio pasta, uova, orzo solubile e tanto altro e ci vuole tempo. Qui, non ho potuto, non avevo le cose necessarie e non volevo far troppo rumore, disturbando i miei familiari, quindi, mi sono limitato ad un panino col salame ed una scatoletta di carne.
Per uscire dal dedalo di strade di Lido di Camaiore, devo impostare il percorso sul Garmin, e do le prime pedalate in questo mondo magico. Anche il Sigma, ora funziona, cosa che non ha fatto nel viaggio di andata, con lui potrò registrare i particolari delle salite.
Sono le quattro e trenta, la notte è scura, la luna quasi piena è nascosta da grosse nuvole, la temperatura è gradevole ed un leggero vento spira da Nord. Mi piace pedalare col buio, ha un non so che di incantato, di stregato. Tutto ha una forma differente. Gli alberi, le case, i lampioni, le insegne luminose, soprattutto la strada, nella penombra della notte, ha un fascino particolare.

Bello di notte
Un lampo di luce, un’auto che sopraggiunge di fronte a me, segnala con gli abbaglianti. Dal finestrino aperto, una voce chiede aiuto, vuole informazioni. Certamente non sono la persona più adatta per dargliele ma in giro non c’è nessuno e magari posso essere utile, inverto la marcia. L’auto si è fermata, una mano aperta sporge dal finestrino.
Piacereeee mi sono completamente perdutaaaa. La voce è quasi femminile, la cantilena della parlata è strana. Oriento il faro della bici per vedere il viso di chi parla. Bionda, lineamenti mascolini, vistoso rossetto, trucco pesante. È un travestito e le informazioni di cui ha bisogno non posso certo dargliele io. Dico che non sono del posto, saluto e me ne vado.
Alla rotatoria poco più in la, Garmin comincia a perdere i sensi, segnando un fuori rotta. Dopo qualche giro della rotonda per vedere se ripiglia conoscenza, sono costretto a fermarmi per leggere la mappa e capire dove devo andare. E torna lei o lui, insomma il travestito di prima.
Ciaooo, ma dove vai a quest’ora?
Vado a casa.
A siiii e dove?
Ad Alessandria e scusa ma non ho tempo da perdere. Quindi, faresti meglio ad andartene anche tu.
Questa ultima frase, lanciata con tono molto autoritario, fa desistere dai propositi pseudo amorosi il mio incontro notturno, che si allontana sgommando.

Al fianco del mare
Posso ripartire, la direzione è Forte dei Marmi e snobbo l’Aurelia per la più comoda e deserta strada del lungomare. Forse per la carenza notturna di satelliti, Garmin ogni tanto si inceppa, costringendomi a ripassare più volte sullo stesso punto ma poi mette giudizio e proseguo spedito sulla strada corretta. Tutta pianura. Incrocio un ciclista e poco avanti a me il lampeggiare di un fanalino di coda, indica che un’altra bici è li davanti. Non sono solo in questa notte, per le strade toscane. Spingo per raggiungerlo ma ha un buon passo anche lui e mi avvicino di poco, senza raggiungerlo. Poi le nostre strade si dividono.
Marina di Carrara, sfioro Sarzana. Il passaggio sul ponte del Magra è suggestivo, sta sorgendo il sole, i riflessi sull’acqua sono esclusivi, unici, vorrei fermarmi per fare qualche foto ma la smania di arrivare me lo impedisce.

L’alba sul Mar
Ancora un paio di errori attraversando La Spezia ma solo per mie distrazioni.
Scivolo via dalla città portuale, che si sta popolando. Il traffico aumenta e cerco di uscirne velocemente ed attacco la prima salita della giornata. Foce-San Benedetto, leggera, con tanti tornanti, il sole tiepido sulla schiena, mitiga la frescura dell’alba e salgo, senza forzare, la strada è lunga e le forze vanno dosate.
Mi allontano da mare, pedalando verso l’entroterra. Solo ora sapendo che ho concluso bene il percorso, mi rendo conto che avrei potuto inserire il passaggio nelle 5 Terre ma quando l’ho tracciato, cercavo la via meno difficile ed indolore per raggiungere casa. Peccato.
Discesa verso Pian di Barca e risalita a Trezzo, corta ma dura.

Passi Termine, Guitarola e Bracco
Altra discesa verso Pignone ed ecco che arriva il passo del Termine. Sette chilometri dolci, tranquilli. Salendo raggiungo tre ciclisti. Lei, vestita di bianco, su bici bianca, leggermente staccata dai due ragazzi, armeggia con un auricolare e telefono anch’essi bianchi. Sembra in difficoltà ma è solo distratta dal telefono. Saluto e raggiungo i ragazzi che si attardano per aspettarla. Proseguo verso il passo, entrando nel cuore delle 5 Terre. Il Sigma ha smesso di funzionare da qualche chilometro, non ha registrato tutta la salita e non lo farà nemmeno con le successive. Un po’ va ed un po’ no, penso sia il sensore di velocità che non trasmette bene il segnale. Mentre salgo, Garmin avvisa che la batteria è scarica. Lo fa quando il livello di carica, raggiunge il 20%, ne ho ancora per un po’, la collegherò alla batteria di soccorso quando scollino.
Scendendo verso il mare, ciclisticamente, litigo con uno scooter, fino a superarlo e sono in fondo a Levanto, la svolta destra da inizio all’ascesa per il Valico della Guaitarola, nove chilometri non difficili, sempre presi col senno di chi di strada ne deve fare ancora tanta.
Mentre salgo, una squadra di operai, provvede a rimuovere l’erba secca dai bordi della strada. Ci sono rami e pietre ovunque, cerco di salire facendo attenzione a non colpire i detriti con le ruote ma non sempre è possibile. Più in su, una bella signora, senza indumenti di protezione, addirittura con zeppe ai piedi ed abiti borghesi, manovra un potente soffiatore a tracolla, spingendo i frammenti a bordo strada. Al mio passaggio, interrompe per un attimo il lavoro e mi lancia un sorriso ed un buongiorno. Ricambio e svetto poco dopo sostando qualche minuto alla fontanella. Poi in falsopiano, entro finalmente sulla strada Aurelia e raggiungo il Passo del Bracco con 103 km, non sono nemmeno a metà strada.
Discesona, quella che dal Bracco, porta a Chiavari. Mentre vado giù, Garmin si spegne. Ne ha tutte le ragioni, non ho collegato la batteria tampone, lo faccio immediatamente, per fortuna me ne sono accorto quasi subito, la strada persa è poca.

Ancora il mare e corte salite
E giù, verso Riva Trigoso, Sestri Levante, Lavagna. A Chiavari, il traffico stradale è esagerato, semafori, auto che si fermano improvvisamente, scooter che mi sfiorano. Continue frenate e rilanci della bici. Finalmente ne esco ed il traffico si calma improvvisamente e sono solo a salire l’assolata rampa delle Grazie. Sigma ha ripreso a funzionare e lo farà fino all’arrivo a casa, non riesco a capire cosa, ogni tanto lo blocchi.
Le Grazie, soli tre km ma il sole del mezzogiorno la rendono dura e finalmente termina e scendo verso Zoagli e ancora lo strappo duro che segue, sempre al sole, sembra più lungo di quanto sia.

Ruta e la prima sosta
Ancora discesa verso Rapallo ed è la volta della Ruta, quasi sette chilometri. San Michele di Pagane, San Lorenzo della Costa. Mi viene l’idea di fermarmi alla trattoria, la scaccio subito. Sono in salita e in salita non ci si ferma, mai. Ruta. Ora mi fermo. Lo faccio al bar a fianco dell’ingresso al Kulm. Una mezza gasata, birra e un gelato ad un prezzo doppio di quello che normalmente pago. Poi riparto accarezzando l’idea di salire su a Portofino vetta, in un’altra occasione, ci sarei salito ma oggi no, la strada è ancora tanta e non me lo posso permettere.

Il Randagio pendolare
Camogli e Recco e la salita ad Uscio. Il programma prevedeva di salire da Sori a case Cornua ma col sole di oggi mi sarei sciolto come il burro. Salgo il falsopiano e quando la salita si accentua, raggiungo un anziano signore che è già sul rapporto più agile. Mi sente arrivare ed è lui che saluta per primo. Ho voglia di parlare mi fermo con lui. È un esperto ciclista, quando era giovane, faceva giri lunghissimi. Ora che ha superato i settant’anni, ha ridotto molto l’attività ma afferma che per stare bene, si deve pedalare tutti i giorni, anche solo per pochi chilometri ma sempre. Ad Uscio, lui conclude un bel giro che dalla Val Fontanabuona lo ha portato a Chiavari e per la strada che ho percorso anch’io, ora sale verso casa. Spiego il viaggio che sto facendo e mi racconta che quando lavorava in Alessandria a capo di un’agenzia di leasing, spesso nella stagione estiva, la raggiungeva in bicicletta, tornando a casa alla sera, percorrendo circa 200 km. Un randagio pendolare insomma.
Lo lascio entrando ad Uscio, proseguo verso Lumarzo e poi Pannesi ed attacco quella che sarà la mia ultima fatica, Sant’Alberto.

La seconda sosta e l’arrivo a casa
Strappi duri, tutto un su e giù e tutto al sole a picco. In vetta, sosto ristorante Rosabruna Beatrice. Per me è un posto fisso. Gelato tre volte più grande di quello della Ruta, la stessa birra Menabrea ed un litro di gasata a soli 50 centesimi di differenza. Chiacchiero con la gestrice, e mi rilasso al fresco del locale. Mi aspetta ancora Sottocolle e Scoffera e poi le salite saranno veramente terminate.
Aggiro Bargagli passando per la scorciatoia di San Lorenzo e risalgo a Sottocolle. Ora sono sulla stessa strada che ho percorso all’andata, la farò tutta a ritroso aiutato da un forte vento Sud Ovest, fino a raggiungere casa.
Viaggio terminato, ho ancora forza e luce necessaria raggiungere i 300 km ma lascio perdere, avrei dovuto pensarci prima, quando ero ancora lontano da casa, ora che sono arrivato, non avrebbe alcun senso. SEMPREINSELLA!