Le salite nel giro di oggi | ||
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Tempo | Salita | |
1:13':25" | Cravazzana, Feisoglio, Niella Belbo | 1 |
0:11':41" | Bergolo da Levice | 2 |
0:38':33" | Todocco da Torre Uzzone | 3 |
0:12':20" | SP124 bivio Brallo -Bric Puschera | 4 |
08/08/2020
• Distanza 202.26 km
• Tempo 9:12:41
• Dislivello 2282 metri
“202 km per non vedere i professionisti”
Ciclismo per me,
è pedalare, tante volte ho percorso le strade del Giro o della Milano Sanremo ed ho atteso i corridori ma tutto termina in un attimo, ti passano davanti alla velocità della luce e tutto è finito. Attesa prima del passaggio, gente che ti salta davanti incurante del fatto che li, prima c’eri tu. Gente che litiga per avere una borraccia o un sacco rifornimento. Ho visto adulti litigare con bambini e strappargli la borraccia dalle mani, innalzando al cielo il trofeo. Basta, l’ho detto qualche anno fa e alla Milano-Sanremo, quella classica del Turchino non ci sono più andato a vederla. Questa è diversa, questa è il frutto dell’emergenza COVID, frutto dell’inagibilità del tratto autostradale che conduce a Genova, frutto del diniego al passaggio della corsa di molti sindaci della Riviera di Ponente. Tutte azioni ragionevoli, passare con la corsa sul tracciato originale invaso dai bagnanti, invaso dal traffico che evita l’autostrada, sarebbe stata un’azione avventata.
Bravi gli organizzatori che si sono inventati un tracciato molto simile, con fattore Turchino spostato a Niella Belbo, in una terra che francamente trovo molto più interessante della Riviera Ligure, non ci sarà il mare ma ha mille altre cose belle. Tanti si augurano che il tracciato diventi questo, ma a metà marzo, fare il Col di Nava potrebbe creare dei seri problemi, già li ha creati il Turchino qualche anno fa.
Un velo pietoso lo stendo sulla decisione dell’amministrazione Alessandrina di non accogliere la corsa nelle vie cittadine. Decisione poi retrocessa con restrizione alla tangenziale, grazie all’offerta da parte di Casale Monferrato, nemico atavico della città della Paglia a far passare la Milano Sanremo nelle sue terre.
Basta con le polemiche, veniamo al giro.
Giro in compagnia,
il primo, per me, quest’anno.
Ho appuntamento con Sara e Marco a Predosa, si aggregano un altro Marco di Capriata, mio ex compagno sia di scuola che di lavoro e parlo del Fermi e della Michelin. Lui, infatti indossa ancora i colori bianchi e blu del Bibendum, é un giramondo, è stato quasi dappertutto, sul nostro globo terrestre e sempre in bicicletta. Sia aggrega Corrado, anche lui di capriata, un compagno di lavoro dell’altro Marco, quello di Predosa. Più avanti, motorizzato per ragioni logistiche, fino a Santo Stefano Belbo, ecco Valter, un po’ fuori allenamento ma presente.
I due Capriatesi, ci abbandonano diversi km prima di Niella Belbo. Per strada accogliamo a braccia tese Davide, un ragazzo dell’interland milanese che partito alle 5:30 da Busto Arsizio, procede spedito verso San Remo, precedendo i Professionisti, ci lascerà presto per una meritatissima colazione al bar.
Torno un attimo indietro..
Siamo sul percorso sella MI-Sa, arrivando alla Micarella e lo seguiamo tutto fino a Niella Belbo. Bello, bellissimo, come ho già detto, meglio di quello classico. Oviglio, Abazia di Masio, Belveglio, Mpmbercelli, Castelnuovo Calcea, Piana del Salto. A Santo Stefano Belbo, cercando acqua, riusciamo a trovare una schizzinosa fontana sulfurea. A Cossano dopo un po’ di giri, ecco un rubinetto per irrigazione, meglio di niente ma l’acqua è comunque terribile. Proseguiamo, Rocchetta Belbo, Bosia, Cravanzana, salita leggera.
A Feisoglio, ecco una fontana seria, freschissima e abbondante. Sosta per mangiare qualcosa mentre tanti ciclisti arrivano per dissetarsi in questa giornata veramente calda.
Via verso Niella
e si sale alla Big Bench Azzurra litigio, mio, con automobilista che suona il clacson alla schiena e si incazza pure se lo mando a quel paese. Foto ricordo, si mangia, qualche telefonata a casa per dire che tutto va bene e…..
E saluto i miei compagni, sono appena le 14, la corsa passerà tra un’ora se va bene e a me francamente della corsa non frega niente. Tanto passano alla velocità della luce e si perde un sacco di tempo che posso impiegare a pedalare, che poi, è quello che mi piace fare.
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Caldo,
che nella discesa verso Gorzegno, si attenua. Bella la strada che scende da Niella a Gorzego, devo provarla in salita.
Termino la discesa e sono in valle Bormida di Millesimo.
Salgo a Levice sotto un sole accecante, per restare sobrio, continuo a versarmi addosso acqua e arrivo a Bergolo, per la strada più semplice.
Bergolo, pese di pietra, bellissimo e la cosa più bella oggi è la sua fontana, fresca, con due rubinetti. Il primo butta sempre, poca acqua, ma di continuo, l’altro ha un rubinetto, probabilmente è della rete idrica ma è fresca anche questa, riempio le borracce, mangio all’ombra di un muro su una panca di pietra. Bergolo è veramente stupendo, un’opera d’arte all’aperto, una galleria d’arte all’aperto.
E scendo per la ripidissima strada che porta a Pezzolo Valle Uzzone, terribile in salita per le sue pendenze assurde e terribile in discesa per la stessa ragione.
Valle Uzzone, l’idea di andare a casa per la valle mi sfiora ma la mia intenzione è salire al Todocco e ci vado, scegliendo, forse, la strada più dura, che sale a strappi a due cifre al sole per poi farti rifiatare all’ombra a pendenza zero. Continua così, uno strappo dietro all’altro, 5.5 km al 8.4% medio, quasi un incubo. Mi sono salvato per il tratti all’ombra e per l’acqua versata in faccia.
Todocco finalmente e sosta al bar. Birra Moretti piccola, Cono gelato e mezza gasata, ormai è un classico.
Scendo e dimentico di riempire la borraccia.
Soffro come un cane senz’acqua sui su e giù che conducono a Roccaverano, poi superdiscesa a 60 km/h verso Monastero, dove una signora di probabile etnia Rumena che ha ricaricato in modo anomalo la fontane dell’acqua mi invita a riempire le borracce. Offro moneta per ripagarla ma non la vuole. Buona, fresca, gasata, faccio il pieno e ringrazio.
Ora è soltanto noia, pianura, la calura pare si sia leggermente smorzata ma le gambe e la testa non ci sono più. È sempre così, gli ultimi chilometri, sono sempre i più difficili, in oltre vado verso Nord e da li soffia a raffiche un vento leggero e rompicoglioni, fastidioso più per il rumore che provoca ai miei orecchi che per la difficoltà che crea alla pedalata.
Faccio due conti, voglio i 200 e l’unico modo che ho per averli è passare da Castellazzo B.da, in oltre mi metterei il vento alle spalle e lo realizzo , allungo e mi faccio amico il vento. Sono a casa con 201 km, non ho visto la corsa ma come disse Clark Gable in Via col Vento, “Francamente me ne infischio”.
SEMPREINSELLA!