fb e mail ridewhitgps logostrava logogarmin logo
un “cuore”, il mio che non batte più forte come una volta ma sembra aver acquistato una resistenza impensata, “due Capanne” quella di Cosola e quella di Carrega...
immagine altimetrica
Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
  Capanne di Cosola da Cabella Ligure  1
  Passo del Fregarolo da Fontanigorda  2
  Scoglina e Barbagelata da Parazzuolo  3
  Casa del Romano da Montebruno, via Lago del Brugneto  4
logo transparentfotofacebook

09/07/2011
• Distanza 247.5 km
• Tempo 11:13:07
• Dislivello 3950 metri

L’idea nasce semplicemente
pensando di collegare i due passi, quello di Capanne di Cosola e quello di Capanne di Carrega percorrendoli nello stesso giorno ma dai due opposti versanti, quello piemontese prima e quello ligure poi.
La partenza è programmata per le ore 6, si è fatto chiaro da poco e mi dirigo verso Bosco M.go alla volta di Novi Ligure, da qui per evitare un po’ il traffico della provinciale per Serravalle salgo i primi metri della Molarola, e dopo la prima rampa svolto a sinistra in direzione di Monterortondo.
La strada è molto bella, stretta ma con fondo buono e traffico praticamente assente, in oltre offre un panorama splendido. Dopo qualche saliscendi si va giù verso Serravalle Scrivia, poi Arquata e dopo una svolta a sinistra mi dirigo verso la valle Borbera, sono solamente le 7 e un quarto e la valle è quasi tutta in ombra, la percorro in un fiato e alle otto sono a Cabella Ligure, dove decido di non fermarmi e dare subito l’attacco alla salita.

 ...continua dopo le foto...

 

 

 
 
 
 
 
 Capanne di Cosola
Lunga quasi 18 km, i primi due con pendenza tra il 4 ed il 5% scaldano subito le gambe, arrivando a Cornareto la strada è pianeggiante per altri due km, al bivio che conduce a Capanne di Carrega tengo la sinistra per Cosola la strada sale al 5,-6% per circa 6 chilometri con un solo piccolo respiro per le gambe poi, un breve strappo al 7% ed un altro tratto dove si ripiglia fiato. Ora la strada si fa dura, sono arrivato a Cosola ed un cartello posto prima della secca svolta a sinistra mi indica che mancano ancora 7 km alla vetta. La salita continua a strappi, alcuni anche al 10-11% e da un tornante all’altro molla la presa sulle gambe ma senza scendere mai sotto al 6%, altri punti duri 7-8-9% tutta cosi fino in cima.
Finalmente a quota 1483 finisce e nel piazzale asciugandomi il sudore al primo sole del mattino posso riposare e mangiare qualcosa, la strada è ancora lunga, ho percorso i primi 70 km dei circa 250 che ho previsto sul giro, l salita mi ha impegnato per 1 ora e 14 minuti alla V.A.M. di 783 metri/ora.
 Indosso il giubbino antivento

e scendo fino al pian del Giovà ed al bivio a destra ancora giù per Zerba fino alla val Trebbia. La discesa è lunga circa 20 km con due soli dossi dove riprende gradatamente a salire, la strada è stretta priva di protezioni laterali, nei primi km il fondo è sconnesso con molti punti nei quali parte dell’asfaltatura è stata sostituita con ghiaia grezza, nei punti scuri i buchi si confondono all’ombra delle piante devo prestare la massima attenzione e moderare la velocità di discesa.
Al bivio con Zerba mi fermo per togliere il giubbino e do uno sguardo alla terribile strada che conduce ai piani del Lesima, per un attimo ho la tentazione di cambiare i programmi ed avventurarmi su per il monte Lesima fino a Brallo e poi Penice e Varzi ma è una strada già fatta e devo dire che mi ha segnato le gambe e lo spirito, sarà per un’altra volta.
Continuo a scendere, ora il fondo stradale è migliorato, in alcuni tratti è nuovo quasi perfetto e quasi alla fine della discesa incontro un gruppo di ciclisti che risalgono Zerba e penso alla grande fatica che dovranno compiere per raggiungere Pej e Cosola.

 Proseguo svoltando a destra sulla val Trebbia,
la strada sale gradatamente e poi ridiscende in una serie interminabile di lunghi mangia e bevi e come promesso dalle previsioni del tempo il vento dritto in faccia amplifica la sensazione di fatica. Nel piccolo paese di Loco mi fermo in un bar, una focaccina con prosciutto cotto ed una birretta, mi aiuteranno a salire il Fregarolo che inizia appena svoltato a sinistra in direzione di Fontanigorda.
Il Fregarolo è un passo minore
che unisce la val Trebbia con quella d’Aveto, i tornanti del primo km superano già il 7% per poi spianare nei successivi 4 km al 5-6%. Superata Fontanigorda si trova un valico e la strada scende dando respiro alle gambe che nei prossimi 4 km dovranno sostenere pendenze comprese tra il 7 e il 10%, poi in prossimità della vetta la strada spiana e come per incanto la salita finisce.
Il panorama è splendido siamo a 1200 metri sul mare, sul piccolo spiazzo oltre a due enormi cartelli che indicano il passo ci sono cataste di tronchi e un piccolo tavolo con panche di legno che mi danno riposo per qualche minuto permettendomi di mangiare gli ultimi due panini che mi sono portato da casa. Sui giri lunghi ci si deve nutrire sovente in caso contrario la fatica e lo sfinimento finiscono col prendere il sopravvento, non si riesce più a mandar giù nulla e la crisi ti ferma distante da casa senza possibilità di rientro.
Ora ancora giù per una ripida discesa che conduce a Cabanne, sulla provinciale 586 della Forcella svolto a destra e dopo pochi metri mi fermo ad una splendida fontana dove sono già radunati alcuni ciclisti locali, ne approfitto per chiedere informazioni sulla strada, il bivio sul quale devo svoltare a destra, mi dicono, è a circa 2 chilometri in direzione Montebruno.
La strada prosegue quasi pianeggiante fino al passo della Scoglina e solo negli ultimi 4 km si fa dura per salire al paese di Barbagelata sono a circa 140 km percorsi me ne mancano ancora un centinaio e non è tutta pianura. 
 La foratura

Ora giù verso Montebruno discesa perfetta bella con fondo buono molto veloce e me ne accorgo subito quando in una curva la bici si allarga in modo inspiegabile, penso di aver piegato poco che la velocità di discesa possa essere troppo alta, rallento un poco ma alla curva successiva, stesso scherzo addirittura finisco contromano allargando la curva in modo esagerato. Pochi attimi per pensare, tiro i freni e fermandomi mi accorgo che il copertoncino anteriore si sta gradatamente sgonfiano. Impreco alla sfortuna e mi metto subito a sostituire la camera d’aria, per fortuna ne ho sempre due nel porta attrezzi, sui giri lunghi non si sa mai. Passando le dita all’interno del copertone mi accorgo che c’è una minuscola spina conficcata, la rimuovo, monto la camera nuova e gonfio al volo con la bomboletta maggiorata, la pressione del pneumatico è perfetta e ricomincio a scendere fino a Montebruno, dove faccio ancora una sosta per un gelato e una birra.

Vi chiederete perché la birra,
non è forse meglio un Gatorade o qualcosa di simile? Bene, innanzitutto la birra mi piace un sacco e poi dovete sapere che nella birra sono contenuti: zuccheri, carboidrati, Sali minerali ed ha un sacco di calorie e il gelato è un pasto completo veloce e digeribile e mi darà senz’altro l’energia per affrontare la salita successiva.

Mentre esco dal bar vedo entrare un ciclista
che riconosco subito, è Alberto Alessandrini di Alessandria, mi racconta di aver scalato il Brallo e dopo essere sceso in val Trebbia intendeva proseguire per Casella e Busalla e rientrare con circa 220 km all’attivo. Lo confesso avrei voluto andare via con lui e lasciarmi alle spalle la salita alla Casa del Romano per la più facile Scoffera, ma avevo fatto tanta strada per raggiungere lo scopo delle due Capanne e mollare proprio ora non mi sembrava il caso.
Saluto Alberto e poco dopo Montebruno, la svolta secca a destra mi porterà al lago del Brugneto che dista circa 6 km, la strada è bella ombreggiata e dura solo a tratti, una breve discesa mi porta sulla diga che attraverso scattando qualche foto.

 
 Il lago artificiale costruito nel 1956
è una delle principali fonti di approvvigionamento idrico di Genova, al di là della diga una fontana posta ai piedi della salita mi invita alla sosta per rifornire le borracce e rinfrescarmi la testa e le gambe, poi ancora su, la strada sale in modo costante attorno al 6% per circa 6 km, poi giù in discesa fino a Bavastri, un piccolo paese posto al di sopra del lago del quale se ne gode una splendida vista. Come arrivo in paese non posso fare a meno di notare alcune signore sedute al tavolo di un bar e decido di fare un’altra sosta.
Mi sento vuoto ed ho il terrore di una crisi di fame, ho in tasca solo delle barrette energetiche ma non mi attirano affatto sembra mangime per i canarini e non andrebbero giù nemmeno a martellate. Mi siedo al tavolo ed ordino la solita birra, un gelato artigianale e una crostatina di produzione locale, chiacchierando divoro tutto e sono pronto per l’ultima salita della giornata, altri 10 km e la fatica sarà finita, lo scopo raggiunto e poi giù verso casa. 
 Casa del Romano e Capanne di Carrega
Nei primi km di salita ancora una fontana mi invita a scendere dalla bicicletta per una rinfrescata, poi si sale per 4 o 5 km e finalmente eccola la Casa del Romano, due foto sullo splendido panorama e giù in picchiata per 20 km verso Cabella.
Ora è tutto facile si viaggia a 35 all’ora, uscendo da Cabella inseguo per qualche km un ape car, con un pazzo a bordo che tenta di staccarmi da ruota andando a zigzag e cercando di passare nei tratti di strada più sconnessi, lo seguo a 40 all’ora fino a Cantalupo Ligure dove si ferma e proseguo da solo fino al distributore Tamoil di Pertuso, mi occorre un pieno di acqua gasata e freschissima fornita dall’erogatore automatico. Bevendo scambio quattro chiacchiere con un ragazzone che percorre a piedi in corsa la strada da Cabella a Pertuso e ritorno gli racconto la mia avventura e ne rimane stupito, conosce i posti che ho percorso e quindi sa di cosa parlo. 
 Riparto per le strette
che percorro alla stessa velocità dell’andata , la vicinanza di casa mi da una carica inaspettata di adrenalina e volo praticamente fino a Novi Ligure da qui mancano solo 14 km, nulla di fronte alla strada già fatta.
A casa il ciclo computer segna 247.5 km percorsi in 11 ore e tredici minuti con quasi 4000 metri di dislivello totale.
Resoconto della giornata: un “cuore”, il mio che non batte più forte come una volta ma sembra aver acquistato una resistenza impensata, “due Capanne” quella di Cosola e quella di Carrega obiettivo programmato e raggiunto grazie anche al “pizzico di follia” senza il quale non avrei mai potuto portare a termine questo splendido giro.