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la ruota posteriore pizzica appena il Rox che salta battendo contro il paraurti e poi sfiora l’auto che segue, ricadendo sulla strada....
immagine altimetrica
Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
00:17:18 Strada alta Novi Serravalle  1
00:31:23 Fraconalto da Voltaggio 2
00:37:36 Passo della Bocchetta da Voltaggio 4
01:02:27 Madonna della Guardia da Geo (Bolzaneto)  
01:21:11 Colla di Praglia da Vigo (Ceranesi)  
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07/05/2016
• Distanza 173.45 km
• Tempo 08:28:39
• Dislivello 2838 metri


Salita dura oggi
sulle alture di Genova, due salite pesanti per me, che quest’anno di salita vera non ne avevo ancora fatta. La Madonna della Guardia da Geo e i Piani di Praglia da Vigo, sono due salite che ho sempre mal digerito, le pendenze costanti sopra all’otto, nove percento, senza mai respiri mi demoliscono, se poi ci mettiamo anche i 32 °C di temperatura media, allora il gioco è fatto, ciucca da bici. Sono arrivato al piazzale cotto come una pera della Madernassa.

 

Si parte alle sette e trenta,
la temperatura è bassa ma dopo pochi chilometri arriva già a 16 gradi, sono sulla strada per Monterotondo, in mezzo ai vigneti, in questa mattina piena di sole tante persone a fare jogging, tante che in alcuni tratti devo chiedere la strada ma è l’unica alternativa per evitare la provinciale e le rotatorie dell’Outlet di Serravalle. Scendo in picchiata verso Serravalle, indosso il nuovo completo sponsorizzato dal Gruppo Amag, è valido, tiene bene l’aria ed è anche comodo, unico difetto, il fondello che, nonostante i pochi chilometri fatti, comincia a dare fastidio al soprasella.

Perdo il Rox
Proseguo nella valle Scrivia fino a raggiungere Borgofornari e inizia la prima tranquilla salita della giornata, il Passo della Castagnola. Salgo con calma, la strada sul tratto in falsopiano è un disastro e dove inizia la salita, la traccia di uno scavo male asfaltato presenta due solchi laterali anche profondi. È in uno di questi solchi che finisce la ruota anteriore e la bici ha un sobbalzo, proseguo per un centinaio di metri prima di accorgermi che il Rox 9.1 non è più attaccato al supporto. Arresto la corsa e torno indietro scrutando la strada. Ecco, lo vedo, penso che colpo di fortuna che sia rimasto visibile proprio nel mezzo della carreggiata e non nascosto tra l’erba. Ecco, penso questo fino a che non vedo arrivare due auto, una dietro l’altra, il primo istinto è quello di buttarmi davanti alla loro corsa con tutta la bici ma finirei col farmi male e allora alzo le braccia e gesticolo ma le auto non si fermano, l’autista della prima mi guarda come se venissi dalla luna e prosegue. Speriamo che non ci salgano sopra, la prima auto ci passa a cavallo con le ruote anteriori, questione di attimi e cambia leggermente direzione e la ruota posteriore pizzica appena il Rox che salta battendo contro il paraurti e poi sfiora l’auto che segue, ricadendo sulla strada. Mi vedo già in negozio a comprarne un altro, non posso fare a meno del Rox, si è vero ho il Garmin 1000 ma le tracce altimetriche del Rox sono estremamente più precise di quelle del Garmin. Questione di attimi e le auto sono lontane, salto dall’altra parte della strada con tutta la bici e raccolgo lo strumento da terra, è illeso, ne provo le funzioni e pare non abbia danni, questa è veramente fortuna.

 Vive la Polis
Riparto, verso il Passo e superato il Pian dei Grilli, decido di salire a Fraconalto per il versante più duro, la strada è interessata dai lavori per la posa del metanodotto e ad ogni tornante reca i segni dello scavo effettuato per la posa del tubo. Ghiaia, pietrisco e rottami rendono ancora più impegnativa questa strada già dura di sé. Nonostante tutto sono in cima e dopo una breve sosta discendo dalla strada principale, la SP164 (AL) di Fraconalto. Arrivato allo STOP sulla strada della Castagnola, incontro un folto gruppo di ciclisti con la maglia Bianco-Celeste, sono i ragazzi della Polisportiva Prapalamaro, quelli del Capitano Alessandro. Chiedo dove sia e subito lo sento davanti a me che borbotta:” Dov’è quel ragazzo che fa tanti chilometri?”. Scambiamo qualche parola mentre si scende verso Voltaggio e alla rotonda in fondo alla discesa, Sandro mi invita a prendere un caffè con loro, sono un bel gruppo affiatato e mi piacerebbe fermarmi con loro e poi salire al Passo della Bocchetta tutti assieme ma ho sempre fretta e li saluto.
 Il Vigile del Fuoco
Salgo verso la Bocchetta per la quarta volta in meno di un mese, oggi finalmente non c’è vento, non piove e quel che più conta è che la temperatura sia quella giusta e il cielo di un blu così intenso, che a guardarlo fa male agli occhi,. Scatto la solita foto ricordo alla bici appoggiata alla stele di Ghiglione e Coppi e poi via verso Campomorone. Arrivato a valle, incontro un ciclista che indossa i colori dei Vigili del Fuoco e chiedo informazioni per la Guardia, non che non sappia la strada ma preferisco non correre rischi. Seguimi mi dice, abito li vicino e inizia a menare sui pedali, in mezzo al traffico di Genova e in un attimo siamo ai piedi della salita. Mi chiede da dove vengo e che strada farò per tornare a casa, ribadisce che la Guardia è durissima e aggiunge che se poi farò Lencisa e i Piani di Praglia, posso evitarmi il “mattone” finale. Così nomina gli ultimi 500 metri e la rampa finale in pavé. Saluta e augura un buon viaggio.
 Il monte Figogna
Attacco la Guardia con parsimonia, ho già sprecato forze utili, sulla Castagnola e sulla Bocchetta e la Guardia è dura parecchio e anche se non la ricordo bene lo strappo al 13% dopo i primi due chilometri mi rinfresca la memoria. Lungo la strada sparpagliati e a gruppetti di tre o quattro, salgono i Boy Scout a piedi con enormi zaini sulle spalle e carta alla mano deviano ogni qualvolta si presenta l’accesso al sentiero pedonale. Salgo e fa un caldo pazzesco, gli alberi del bosco non sono ancora ben forniti di fogliame e l’ombra è leggera, nei tratti scoperti si muore dal caldo, lo soffro terribilmente come questa salita che sembra eterna. Conto i chilometri sui segnalatori stradali, aspetto il tratto leggero del quinto chilometro, so che esiste e finalmente arriva ma purtroppo dura poco. Salgo pensando a chi me lo fa fare di salire fino quassù, con tutti i lavori rimasti indietro a casa, io sono qui a penare e salgo a fatica, verso la cima del Figogna monte spaventoso che il 22 maggio del 2007 vide vincitore della 10^ tappa del Giro d’Italia, Leonardo Piepoli.
Quel giorno ero salito fin lassù e mi avevano fermato al bivio per Lencisa, non lasciavano salire al traguardo, nemmeno a piedi ed io ero senz’acqua e non c’era modo di trovarla la sotto se non scendere fino a Vigo. Così feci, mandando a quel paese l’organizzazione del Giro e anche allora, avevo sofferto la salita per via del caldo terrificante e per tornare, come oggi, scelsi la via più breve e difficile, quella dei Piani di Praglia.
 La cotta arriva
Arrivo su stremato, un rapido giro sul piazzale, dopo lo sforzo immane che comporta il tratto in pavé. Se fossi sceso subito dalla bici sarei sicuramente stramazzato al suolo. Giro in tondo, prendo fiato, e poi mi avvio per la strada che porta alla terrazza panoramica. Scendo a cavalcioni della bici i piedi a terra, le gambe che tremano, si, ho preso una bella ciucca. Mangio qualcosa, e pian piano mi riprendo, bevo un po’ dell’acqua tiepida che eroga la fontana li vicino, poi appoggio la bici alla scalinata che accede al sagrato del santuario e scatto la solita foto ricordo. Ora sto meglio e decido di scendere verso Lencisa. Mentre scendo sento che qualcosa ancora non va, un senso di torpore, la discesa presa a passo d’uomo, non posso farcela così, devo fermarmi. Mangio ancora qualcosa e poi mi abbandono contro un muricciolo, le gambe al sole e mi addormento. Sei, sette minuti non di più ma bastano a ridarmi forza e fede. Scendo fino a Vigo ed è nuovamente salita.
 Piani di Paraglia
Attacco la salita, le gambe fanno male, questa salita è ancora peggio della precedente ma ora sto meglio e salgo, piano ma salgo. Il primo chilometro e mezzo è abbastanza leggero e abitua le gambe alla nuova salita, poi tutto si complica. A San martino di Paravanico, la pendenza scende ancora lievemente per inasprirsi subito dopo. Al quarto chilometro, il bivio della Caffarella, mi viene la voglia di scendrere a Campomorone e tornare a casa facendo i Giovi, ma sono a metà strada e decido di proseguire per Praglia e finalmente ci arrivo, l’ultimo tratto è in contropendenza e scende leggero come leggere sono le gambe che finalmente possono respirare. Sosto al confine regionale tra Piemone e Liguria, un paio di foto e poi si riprende per i su e giù che mi separano da Capanne di Marcarolo. Il paesaggio è surreale, rocce rosse, vegetazione scarsa e davanti a me un cielo scuro, minaccia un temporale.
Salgo e scendo per questi interminabili strappi e declivi, si alza il vento, e scende qualche goccia di pioggia. Prevedo il peggio ma poi come è comparso, il nuvolone nero si dilegua e torna anche se a sprazzi, il sole. Ora son rose e fiori, il bivio per Capanne è ormai guadagnato, così come Campo Ligure e Rossiglione, oramai sono ad Ovada e fatta, poco vento contrario, ma le gambe girano nuovamente bene e dirigo a casa. Domani se avrò la forza uscirò per un giretto defaticante.
Alla prossima e SEMPREISELLA