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 Aggancio il pedale e appena muovo la bici, tutti e tre attaccano ad abbaiare, e quelli liberi si muovono a tenaglia verso di me....
Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
00:02:26 Strappo di Bazzana 1
00:30:56 Strada Marchesini Torricelle 2
00:10:26 San Donato da Mango 3
00:20:21 Castino da via Molino 4
00:08:19 Strada Madovito (Scorrone) 5
strava

“ye ye ye ye
ye ye ye ye”

29/10/2024
• Distanza 143.89 km
• Tempo 7:00:24
• Dislivello 1681 metri
Andare al punto panoramico della Donna di Langa,
sta diventando per me un classico d’autunno, non è lontanissimo, ci si arriva agevolmente e con i suoi 620 metri circa, di altitudine, offre una discreta veduta delle Langhe circostanti. A grandi linee il percorso non cambia molto da un giro all’altro, la distanza tra andata e ritorno si aggira attorno ai 150 chilometri, distanza che qualche anno fa non consideravo impegnativa, ma da qualche tempo vedo questa distanza da un altro punto di vista e cerco di evitarla.
Per scaramanzia, ho evitato la programmazione del giro di oggi a causa della nebbia prevista in mattinata, previsioni errate del Meteo.it , dato che il cielo nuvoloso ha evitato la formazione di nebbie, quindi questa mattina, ho buttato giù un giro un po’ improvvisato, restando al di sotto dei 150 km, e purtroppo per me, senza fare troppo caso alle salite che avrei incontrato sul percorso.
Dando una rapida occhiata all’altimetria, sembrava tutto semplice, due sole salite e tanti su e giù sull’Alta Langa, ma non è stato proprio così.

 

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 Salite si corte, ma di un certo impegno,

in alcuni casi, Garmin 1000, il solito esagerato ha visualizzato picchi di pendenza del 18%.
Al centro attrezzato e punto panoramico della (bimba mia) Donna di Langa, mi fermo qualche minuto per mangiar qualcosa e fare qualche foto scherzosa con questa scultura in bronzo a grandezza naturale, creata dallo scultore Marco Gallo ed installata nel 1989, l’opera vuole rappresentare tutte le donne che hanno lavorato e lavorano tutt’ora nei vigneti delle Langhe e che Fenoglio ha raccontato nei suoi libri.
Lascio quel luogo dimenticando gli occhiali da lettura sulla panca in pietra adiacente al monumento, me ne accorgo dopo diversi chilometri e considerato il loro poco valore, decido di non tornare a riprenderli.

 Proseguo sul percorso restando in cresta ad un’altitudine di 600-650 metri sul mare,
ed in prossimità di Montemarino svolto a destra, in via Trezzo Tinella, la strada stretta ed in buone condizioni, alterna tanti su e giù ed offre un panorama mozzafiato.

Proseguo ed al bivio successivo invece di svoltare a destra,
proseguo dritto per un centinaio di metri, Garmin mi avvisa dell’errore, inverto la marcia e mi avvio sulla strada di Località San Bovo, stretta come la precedente, con al lati staccionate di legno, al di la delle quali pascolano tranquilli gli asini di un probabile allevamento. Proseguo e dopo un tornante, sulla strada in leggera discesa, due da pastore Maremmani giganteschi, piazzati in mezzo alla strada, sono a guardia di un recinto che ospita un gregge di capre e qualche asino, nel recinto assieme agli ovini, un altro Maremmano.
 Sono indeciso, non so se sia meglio accelerare, procedere lentamente o fermarmi e tornare indietro, con i Maremmani qualche anno fa ho avuto una brutta esperienza (vedi il racconto: Il Gelso Abbattuto).
Scarto l’ultima opzione che mi farebbe perdere tempo e decido di rischiare, i cani in strada sembrano mansueti, procedo lentamente e con tono pacato faccio loro i complimenti. Sono bellissimi ed enormi, calmi osservano tranquilli il mio passaggio, decido di fermarmi per fare loro una foto grafia. L’altro, quello rinchiuso abbaia ed è agitato, tutti portano un collare chiodato, il cosiddetto “Vreccale” e serve per evitare che i cani soccombano sotto un attacco di predatori.
Sono fermo, i cani sulla strada immobili mi guardano, quasi in posa per la fotografia, quello rinchiuso non abbaia più, faccio una foto anche al lui.
  Aggancio il pedale e appena muovo la bici, tutti e tre attaccano ad abbaiare, e quelli liberi si muovono a tenaglia verso di me.
“Sono morto, penso".
Alzo la voce, aggancio l’altro pedale e spingo per allontanarmi, mi ricorrono, urlo più forte, nessun umano in zona, solo loro i Maremmani le, capre e gli asini, mi troveranno sbranato fra qualche giorno.
Urlo più forte, dico loro di star buoni e comincia la discesa, li stacco, li lascio dietro e in un attimo sono a fondo valle.
Penso che la strada appena discesa, meriterebbe un giorno di essere fatta in salita, ma i cani sono un problema, e non è il caso di rischiare.
 Arrivo al settantaduesimo km del giro,
sono a mezza strada e mi trovo ai piedi della salita che oggi ho trovato più impegnativa, si tratta di via Molino che in quasi tre km porta al paese di Castino, proseguo per Scorrone e svoltato a destra ecco un’altra gatta da pelare, strada Madovito, soli 800 metri ma veramente difficili.
 A questo punto, non ricordando bene l’altimetria del giro – alla sua stesura avevo dato solo uno sguardo -, sono convinto che davanti a me ci sia solo discesa, la realtà si presenta differente, con tanti strappi e corte discese, 22 km in tutto, dove la testa ha reagito bene, ordinando alle gambe di resistere ad oltranza. Pedalo su una strada secondaria e a me sconosciuta, ed il passaggio al santuario dei Caffi, mi fa capire finalmente dove sono realmente. A Montabone, decido di mettere fine a salite e strappi e mi butto in discesa verso Terzo, odio il rientro da Acqui Terme ma sono bollito e non vedo altra scelta.
Giù in valle Bormida lotto con il traffico veicolare ed a Strevi uno stop di 10 minuti al passaggio a livello, oltre a raffreddare la muscolatura, mi irrita particolarmente.
 Quando riparto non riesco quasi a pedalare,
la pianura, la strada disastrata e una raffica di crampi alle gambe, rallentano ulteriormente la mima corsa verso casa.
Ci arrivo finalmente, dopo 143 km alla media di 20 km all’ora.
Morandi per vedere la sua bimba andava a 100 all’ora, ma sicuramente era in moto o in auto, io per vedere la mia mi sono accontentato dei 20, ye ye ye ye, ye ye ye ye.
SEMPREINSELLA!