Cavalla e Cavallina, 2 salite simili e vicine.
Le salite nel giro di oggi | ||
---|---|---|
Tempo | Salita | |
0:19':00" | Regione Buonacossa completa | 1 |
0:14':00" | Visone, Loc Catanzo (Strada cavalla) | 2 |
0:08':45" | Vallosio | 2 |
0:11':50" | Caldasio | 3 |
0:14':00" | Zerba da Caldasio | 4 |
16/01/2021
- Distanza 104.01 km
- Tempo 4:53:03
- Dislivello 1223 metri
“ad un passo da Ponzone”
Erano anni che non facevo in coppia la Cavallina e la Cavalla, oggi, una casualità ha creato le condizioni per farle una in fila all’atra.
A proposito, ho una domanda per i ciclisti del luogo e ammesso che sono entrambe indigeste, secondo voi, quale delle due lo è di più? Come le ho trovate io? Lo dico alla fine del racconto.
Oggi non era un giorno destinato alla bici, almeno fino a quando mia moglie non mia ha posto la fatidica domanda:-
- Ma oggi non vai in bici?!
- No, oggi è sabato, vado poi lunedì che pare sia bel tempo.
- Guarda che oggi è l’ultimo giorno di zona gialla, da domani è arancione.
Mi ha preso alla sprovvista, non sono informato riguardo ai DPCM, ne sfornano talmente tanti che non li ascolto più. Ma dinnanzi ad un a dichiarazione del genere, appurato che è l’ultimo giorno per fare un po’ di strada al di fuori dal comune di residenza e tenuto conto che il mio comune è minuscolo, decido si andare in bici. Ho già fatta una colazione leggera, ne faccio un’altra un po’ più consistente e via alle 11 circa sono in sella a percorrere in andata la stessa strada che ho fatto tornando nell’ultimo giro.
Sezzadio, Rivalta e Visone, dove con un po’ di timore mi appresto a scalare la Cavalla, (2.0 km, 9% medio, max 14%) che suscita in me cattivi ricordi, inizia i primi metri di salita, ma il passaggio a livello è chiuso. Mi fermo un paio di minuti ma del treno nessuna traccia, torno giù, inverto la marcia discendo un centinaio di metri, altra pausa e nuovamente, risalgo fino alla ferrovia. Nulla, il treno non arriva. Odio restare fermo e non voglio continuare ad andare su e giù, quindi ripiego su una strada parallela, quella per la regione Buonacossa, fanculo alla Cavalla, faccio la Cavallina ( la chiamano anche così).
Torno al campo sportivo, svolta a destra ed eccola qui, bella, col suo asfalto nuovo e ispida come un riccio incazzato. 2650 metri, 3 strappi intervallati da un breve falsopiano:
1. 1250 metri all’11% medio, con punte di 18-16%
2. 130 metri al 10% e punta del 17%
3. 380 metri all’11% e punta al 16%
In tutto è lunga circa 2700 metri al 10% di media.
Ai 400 metri del primo strappo, vedo il treno passare nella valle e scomparire nella lunga galleria sotto di me, questo è il punto più duro della salita ed è quello che è stato registrato come segmento su Strava. Appena scollina, mi fermo a fare una foto e riparto per il successivo strappo che pur essendo corto, per le mie attuali condizioni non è meno duro del precedente. Altro scollino e altra foto e riprendo per il finale di salita. Una volta in cima, invece di svoltare a sinistra, verso Vallosio e Morbello, cotto come una pera della Madernassa, sbaglio e proseguo sulla strada della Cavalla, schivata poco prima. Me ne accorgo subito ma scendo comunque fino al passaggio a livello, che poco fa era chiuso, inverto la marcia e su per la Cavalla. Beh devo dire che dopo la Cavallina, la Cavalla è leggera come una piuma.
Sono in cima e questa volta proseguo in discesa, sulla strada giusta.
Vallosio, Morbello Piazza e qui mi incasino sempre, pur essendo di Ponzone, e anche se l’ho fatta tante volte questa strada, quando arrivo qui a Piazza, mi confondo e si che pensandoci bene la strada è una sola e sbagliare non si può. Trovo un’anima buona ed anziana, e chiedo. Parlo con l’accento Ponzonese.
- Quola c’lè la sctro per Punzon?
- In bicicletta?, ma non fa freddo?
- No, oggi si sta bene!
- Vada la in fondo, dritto, scende fino al ponte e poi quando arriva alla chiesetta, tiene la destra.
- Sa come sia la strada?
- Mah, la fiòca i l’han alvoia, la strada è pulita.
Vado, scendo il ripido fino al rio dei Tre Alberghi, faccio una foto sul piccolo ponte, alla chiesa tengo la destra e la strada attacca a salire, prima della frazione Cherpione, c’è un tratto bello duro, stringo il manubrio e qualcos’altro e vado su meglio che posso. Si scollina e si scende per poco, dalla strada riesco a vedere la sagoma di Ponzone. Il campanile della chiesa, quello che potrebbe essere il serbatoio dell’acquedotto, i due enormi palazzi che non ci azzeccano nulla col resto del paese, poi ancora salita, un ultimo tratto non difficile che si unisce alla SP210, martoriata nel dissesto idrogeologico del 2019. So che la strada è stata ripristinata ma non sono sicuro che ci sia anche l’asfalto. Il falsopiano per Cavatore mi lascia asciugare il sudore. Ampi tratti di asfalto nuovo mi danno fiducia ma ogni tanto si vedono piccole frane ai margini della strada che non sono ancora stati sistemati. Ma l’asfalto c’è tutto ed arrivo ad Acqui Terme senza tribolare.
Via verso casa, 1000 metri di dislivello ci sono e forse ci escono anche un centinaio di chilometri.
Strevi, Cassine, proseguo sulla provinciale fino a Gavonata, poi la lascio per la vecchia e malridotta strada che la precedeva.
Strappo di Gamalero, lo prendo piano, due ciclisti scendono. Una voce conosciuta che borbotta in toni acuti, ci sfioriamo, alzo il pollice della mano sinistra come faccio per tutti i ciclisti che incontro.
- Ciaooooooo! Loreeeee.
È Marco che saluta, la voce conosciuta ed acuta è quella di Sara. Inverto la marcia. Anche Marco lo fa.
- Dai Sara che accompagniamo Lorenzo a casa.
- Ma, io, veramente non vado ancora a casa. Rispondo.
- Io vado a casa, Borbotta Sara.
Ma poi cambia idea e sale anche lei.
Inverto nuovamente la marcia e ci ritroviamo a salire tutti e tre.
Loro sono andati a Motta di Costigliole per un saluto a Marina. Il marito di marina Francesco, ciclista, amico comune, in seguito ad un incidente in bicicletta, se n’è andato a pedalare in un posto dove non c’è COVID e nemmeno politica e ci ha lasciati tutti attoniti.
La ruota posteriore di Sara si sta sgonfiando, con le strade che abbiamo, non c’è da stupirsi. Sia arriva in cima alla corta salita e diamo un’occhiata. Si, la camera è certamente forata, ma non si sgonfia completamente, il foro deve essere minuscolo e regge una pressione minima, per cui la ruota non è a terra completamente.
Stiamo decidendo se sostituire la camera o semplicemente gonfiarla quando arriva Gianni di Predosa, calzoncini corti, guanti di lana fatti a mano, si aggrega alla discussione e alla fine ci mettiamo in tre, (Sara regge la bici senza ruota) a cambiare la camera. Il problema era causato da un minuscolo pezzetto di pietra incastrato nel battistrada rimosso il quale, è tutto a posto, possono ripartire verso Predosa. Ci lasciamo con la promessa di rivederci il più presto possibile per un bel giro in bici.
Vado anch’io verso casa ma facendo due conti non ci arrivo a 100 km per la strada che penso di fare e allora allungo, devio, da Frascaro a Borgoratto per la strada secondaria ma il ponte sul Canale Carlo Alberto, è ancora inagibile e torno indietro. Tangenziale, Cantalupo, Castellazzo B.da, e poi allungo ancora per la strada Marancana.
Arrivo a casa con 104 km, giro giallo. Secondo la mia classificazione dei giri. Ultimo giorno di zona gialla, ultimo giro non si sa fino a quando. Grazie a mia moglie Ornella per avermi ricordato e regalato questo bellissimo giro con Cavalla e Cavallina, Morbello, Caldasio, Ponzone da lontano. Duro nella stagione calda ma sopportabile oggi con una temperatura fredda ma gestibile.
Da domani si torna in zona arancio e pare che non sia possibile uscire dal proprio comune in bicicletta se non per ragioni di lavoro. Ognuno legge ed interpreta il DPCM in diverse maniere, se ci sono contraddizioni e ci sono, probabilmente non è un DPCM fatto bene. SEMPREINSELLA!