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09/12/2012

  • Distanza 108.22 km
  • Tempo 04:21:15
  • Dislivello 855 metri
Il sole alle spalle in questa bella e fredda giornata invernale staglia la mia ombra lunghissima, sul grigio asfalto. Mi sono appena lasciato Acqui Terme alle spalle e ...

...pedalo deciso sul lungo rettilineo che conduce a Strevi, quasi 80 i km all’attivo.....e 800 circa i metri di dislivello, sto’ bene, nonostante sia solo la seconda uscita ho già raggiunto il chilometraggio del giro di domenica scorsa e davanti a me ho ancora un bel pezzo di strada. Quando sono partito poco prima di mezzogiorno, l’obiettivo era Crea, ma arrivato in Alessandria non mi andava di attraversare la città e così ho cambiato il tragitto, inventando a poco a poco un giro che mi ha portato fino a qui.

Se devo essere sincero, ho fatto un po’ di fatica a ricostruire il percorso, perché ho calcato strade in luoghi da me poco frequentati e pertanto difficili da ricordare e non avendo a disposizione un Garmin (ma prima o poi lo compro) ho chiesto aiuto alla rete ed a tracks4bikers.com.

Dove ero arrivato, ah sì ad Alessandria, per la precisione al Cristo, da lì ho proseguito per Casalbagliano e Villa del foro, Oviglio attraversando la regione Zucca per il lungo falsopiano su una bella strada asciutta e con un buon fondo, mi dirigo verso Incisa Scapaccino e da lì svoltando a destra, affronto la corta salita che porta verso Rocchetta Tanaro. Nonostante due mesi di inattività, salgo bene, oltre ogni aspettativa e poi giù verso Rocchetta, che mi lascio a destra per salire nuovamente in direzione di Belveglio. E qui, dato che non conosco la strada, perché non sono mai stato da queste parti e se ci sono stato con tutta probabilità dormivo, ecco la sorpresa, un bel muro, nemmeno tanto corto, con pendenze tra il 12 ed il 17% che mette in crisi le mie povere gambe fuori allenamento. Stringo i denti tiro su il 25, per fortuna ho  la compatta con il 34 e via fino in cima. No ho traccia cardiaca perche il mio Rox 9 dopo il cambio della pila non connette più la fascia toracica ma penso di avere raggiunto il limite massimo consentito per un cuore della mia età.

Ora è discesa fino a Belveglio, sono sulla strada provinciale 3 dove alla rotonda svoltando a destra ritorno sui miei passi salendo nuovamente a Cortiglione. Il panorama è splendido, le sfumature dei mille colori dell’autunno sono svanite lasciando il passo ad un paesaggio un po’ sbiadito dove tutto si confonde, i rami scuri delle viti si mimetizzano con il colore della terra bagnata, attendendo la neve che presto arriverà, in lontananza si intravedono le Alpi già imbiancate e la bruma della pianura lascia presagire che a sera sarà forse nebbia. Salendo, la mia attenzione è attirata dagli innumerevoli gusci di noci e nocciole spaccati sull’asfalto, poi, una noce cade qualche metro davanti a me, andando in pezzi e subito un corvo grigio si precipita a raccogliere il contenuto del guscio. Il mio transito disturba l’uccello che riprende i volo, tornando subito giù dopo il mio passaggio a terminare la colazione.

Sto scendendo verso Incisa Scapaccino, dove la freccia a sinistra che indica la direzione per Bruno mi invita alla svolta ma ho appena superato i 50 km e accorcerei troppo l’uscita e oggi voglio superare i 100, quindi, vado dritto verso Nizza e salgo sulla Baretta (SS456) direzione Acqui Terme. Il primo tratto e in falsopiano e dalla rotonda di Nizza per qualche centinaio di metri è stata posata una fascia di bitume larga circa un metro a nascondere gli enormi buchi che abitavano ormai da tempo questa strada ma finita la striscia di asfalto, ecco che non so più dove mettermi con le ruote della bici, buchi ovunque su tutta la carreggiata, la strada è in dissesto come del resto anche i conti della provincia, l’unica ad essere percorribile è la striscia bianca che delimita l’uscita in banchina e allora, via acrobazie a trenta all’ora senza scendere dalla riga, poi finalmente, dove la strada cambia pendenza un bel tappeto di asfalto su tutta la strada mi lascia spazio per poter guardare nuovamente il magnifico paesaggio. Arrivo al bivio e proseguo a destra per Castelboglione, la salita è leggera per poi inasprirsi poco prima di scollinare ed è discesa fino Terzo, poi Acqui ed ora sono qui che vado verso Strevi dove spero di poter fare un rifornimento d’acqua. Il brutto dell’inverno, oltre al freddo è che tutte le fontane sono chiuse ma qui alla fontana di Strevi so che l’acqua c’è sempre, riempio la borraccia e bevendo sento che è quasi tiepida rispetto a quella gelida che avevo prima. Riparto, attraverso Rvalta Bormida e mi lancio sull’altalenante strada che conduce a Sezzadio, ci sono diversi strappi, due particolarmente fastidiosi. Ho il deragliatore semibloccato dal freddo e non posso scendere sul 34, salgo i mangia e bevi d’impeto cercando di guadagnar velocità nel tratto in piano ma le mie gambe non lo sopportano e così che sulla strada per Castelspina l’acido lattico immagazzinato salta fuori sulla gamba sinistra al quadricipite femorale. È come un cane, che senza latrare ti azzanna e strige i denti digrignandoli, so che non devo smettere di pedalare altrimenti è la fine, si grippa tutto e devo scendere dalla bici, impreco, urlo da solo come un matto e tengo duro fino a che passa.

Pedalo, il sole di fianco basso sull’orizzonte, proietta la mia ombra poco avanti a me, di lato sul verde intenso di un campo di grano, dopo 100 chilometri da solo immagino di avere un compagno, sono a Castellazzo, ancora uno sforzo, il cavalcavia e poi è casa, doccia calda e a spasso con i cani.

108 Km. 4 ore e 21, non è il massimo ma….. ho perso tempo a guardare i corvi spaccare le noci!