...la Cima dell’Inferno, qualche anno fa’, la percorrevo tutta con il 39x21, le sue pendenze quasi proibitive non davano problemi alle mie gambe,...
Le salite nel giro di oggi | ||
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Tempo | Salita | |
0:00':00" | Cappelletta da Masone | 1 |
0:00':00" | Valico del Turchino, dal versante Nord | 2 |
24/10/2015
• Distanza 99.78 km
• Tempo 04:01:52
• Dislivello 792 metri
Venti giorni fermo
Venti giorni senza pedalare nemmeno sui rulli (non mi piace) e voglia di chilometri ma solo nella testa perché per le gambe, dopo quasi tre settimane di stop, i chilometri diventano duri, soprattutto in salita, anche se la salita è corta come quella di oggi. La Cappelletta di Masone, la conoscono tutti, qui da noi, tanto che viene soprannominata “Il Brevetto”, per questo semplice motivo: Il ciclista che riesce a percorrere tutto il durissimo chilometro finale, (che contraddistingue questa corta ma impegnativa salita) senza appoggiare un piede a terra, è un ottimo ciclista. Io l’ho percorsa già diverse volte e senza mai mettere giù il piede. Anche perché viste le pendenze, poi risalire in bicicletta sarebbe un dramma.
Gambe vuote
Questa mattina, come già ho anticipato ne avevo più nella testa che nelle gambe, l’idea era quella di salire da Ovada verso il passo del Turchino e percorrere la Cappelletta e fin qui è andata bene, poi avrei dovuto svoltare a destra, percorrere circa un chilometro della strada che conduce al Faiallo e poi svoltare a sinistra, per la ripidissima Cannellona raggiungendo Voltri, risalire le Giutte fino al Valico del Turchino e dopo la discesa verso Masone svoltare a destra per prato Rondanino, una salita cieca ma ben, ben dura. Non è andata così, la Cappelletta ha lasciato il segno e mi sono accontentato di risalire al Valico del Turchino, dal versante Nord, ritornando sui miei passi appena scollinato, dirigendomi verso casa con un fortissimo vento contrario che fortunatamente è svanito scendendo di quota.
La salita alla Cappelletta
Si imbocca a Masone dalla ex SS456 del Turchino, svoltando in via Pallavicini. Superato il ponte sul torrente Stura, si passa accanto alla chiesa di Cristo Re ed al bivio per la Postazione panoramica, si tiene la sinistra per Cappelletta. Questi primi 230 metri sono al 9% medio. Appena svoltato a sinistra la pendenza spiana per qualche metro e poi riprende con un 11%, altro intervallo dolce e ancora un tratto abbastanza impegnativo che ci avvicina agli 800 metri, altro spiano e qui, ai 900 metri inizia il “Brevetto”, 1100 metri al 14.54% medio con punte del 18% e forse anche superiori (il mio altimetro non è perfetto). La strada è tutta asfaltata, il primo tratto praticamente nuovo, il secondo un po’ ruvido aiuta l’arrampicata dando più presa alle ruote. Oggi per fortuna l’asfalto era perfettamente asciutto ma mi era capitato, qualche anno fa, di percorrerla con il fondo umido, molte foglie e terra e in sella alla Carrera che montava un 39x23. In piedi slittava la ruota posteriore, seduto non riuscivo a pedalare. Ricordo di averla fatta a zig-zag salendo in piedi ma sbilanciando il peso in dietro in modo da far presa sull’asfalto. Un incubo ma sono salito ugualmente fino in cima. Oggi, devo dire che non ho fatto fatica, era solo la prima salita ma le gambe l’hanno sentita in tutta la sua durezza appena è terminata, facendomi decidere di rientrare con un giretto di appena 99 chilometri.
...la Cima dell’Inferno, qualche anno fa’, la percorrevo tutta con il 39x21, le sue pendenze non davano problemi alle mie gambe,...
Le salite nel giro di oggi | |
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Tempo | Salita |
01:06':09" | Passo del Turchino da Ovada |
00:05':19" | Valico del Turchino, versante Nord |
01:00':49" | La Cannellona (Cima dell'Inferno) da via dell'Erca |
03/11/2013
• Distanza 125.39 km
• Tempo 05:25:49
• Dislivello 1438 metri
La vecchia galleria del Turchino non c’è più
Addio vecchia galleria del Passo del Turchino, si, proprio quella attraverso la quale sono passate quasi tutte le edizioni della Milano - San Remo e dove noi ciclisti, siamo transitati innumerevoli volte per l’andata o il ritorno del giro in Riviera. Il 19 di ottobre scorso è andata definitivamente in pensione, rimpiazzata dalla moderna e soprattutto a due corsie, nuova galleria costruita ad una quota appena inferiore della vecchia ed intitolata ai 59 martiri trucidati dai nazifascisti poco lontano, in località Fontanafredda il 19 maggio 1944. Io non lo sapevo e quando sono arrivato, oggi verso le 12 sono rimasto un po’ deluso, ero affezionato a quella vecchia, con il suo semaforo per cadenzare la direzione del traffico automobilistico, ero tanto deluso che ho proseguito dritto per la vecchia strada, sbarrata da un paio di “New Jersey “ e così ho svoltato a sinistra e sono passato dall’altra parte scavalcando il Monte Turchino senza passare dalla nuova ed antipatica galleria.
Valico del Turchino
La strada che porta sul Monte Turchino, chiamata anche “delle Giutte” dal nome della piccola frazione nel Comune di Mele, è una valida alternativa per evitare il traffico della SS 456 del Turchino, circa 1 km di continui su e giù con pendenze a volte anche dure, fino a sbucare proprio in cima al Monte Turchino e poi giù in discesa verso Acquasanta e poi Mele e ancora Voltri al livello del mare.
Oggi avevo tante belle idee che pian piano si sono perdute lungo la strada, svanite nell’impossibilità di attuarle per le poche uscite del mese di ottobre (solo 355 km in tre allenamenti),in pratica mi sono rimaste solo le idee mentre le forze nelle gambe se ne sono andate tutte su per la Cannelona o Cima dell’inferno che dir si voglia, anzi visto come l’ho vissuta oggi quest’ultima definizione è senz’altro più azzeccata.
Il giro a tavolino
Partito a metà mattina, con una bella giornata di sole sulla testa, mi sono subito scontrato con le nuvole arrivate dal mare che hanno completamente circondato il Turchino e tutti i monti li intorno, compreso il passo del Fajallo, meta nella mia testa malata, del giro di oggi con previsto rientro attraverso Acquabianca, Tiglieto, Passo della Crocetta, la valli del latte, Il termo e in ultimo perché no il Cremolino. Un bellissimo giro circolare 160 km con circa 2500 metri di dislivello, partorito a tavolino dalla mia testa affetta dalla sindrome di Highlander. Dopo la Cima dell’Inferno avevo già trovato la cura per la sindrome e anche se avevo ancora qualche velleitaria idea di arrampicarmi su per Tiglieto, la poca discesa verso Rossiglione mi aveva fatto subito cambiare idea puntando a casa dritto come un fuso.
La Cima dell'Inferno
Torniamo un momento alla Cima dell’Inferno, qualche anno fa’, la percorrevo tutta con il 39x21, le sue pendenze quasi proibitive non davano problemi alle mie gambe, oggi il 39x26 mi è bastato appena. La salita è dura, corta ma dura e si risolve tutta nei primi 4 km con un dislivello di 467 metri ed una media dell’11.2% lascia poco spazio al riposo delle gambe che riescono a tirare il fiato solo in alcuni tornanti dove la pendenza scende al 7-8%, l’ultimo tratto duro, prima della masseria, lascia il segno con un picco del 19%, poi spiana e tutto quel che viene dopo sono rose fiori rispetto al passato.
Qualche indicazione per dare la possibilità di trovarla a chi non l’ha mai fatta. Scesi a Voltri si svolta in direzione di Savona e dopo circa 1300 metri si svolta a destra in direzione dell’Ospedale San Carlo , subito un cavalcavia all’8% al culmine del quale si prosegue dritti lasciando l’ospedale sulla destra e proseguendo in falsopiano su via delle Fabbrica per quasi 2.3 km appena superati i piloni dell’autostrada, si svolta a destra in via dell’Erca, l’imbocco della via è sovrastato da un vecchio ponte in mattoni ed inizia subito l’incubo per chi come me non è più allenato a fare certe cazzate, per tutti gli altri nessun problema, si comincia con un 10-11% che dopo un breve fiato sale al 13 e si continua così per i primi 3 km ad una pendenza media del 12.1%, poi un tratto tranquillo al 8.7% lascia “riposare” le gambe, ancora 250 superiori al 9 ed u picco al 19% dice chiaramente che se non si è ancora scesi dalla bicicletta, possiamo considerare terminata la salita, ora si sale si ma la 3% circa e poi ancora al 7 ma è finita la cima è li dove cominciano le case. Ora attenzione, al bivio tenere la destra, si continua a salire ma non come prima strappi bervi e tratti in piano ci portano in 3 km circa al bivio del Fajallo. Per chi fosse senz’acqua una splendida fontana sgorga purissima sulla sinistra a circa 500 metri prima del bivio con la strada per il Fajallo.
Il maiale ha un nome
Sono anch’io al bivio, ho lasciato perdere la sosta alla fontana, ho ancora una borraccia piena e mi basterà, ho fatto una piccola sosta alla masseria appena sotto perché coricato sul ciglio della strada c’era, un maiale, si, ad occhio tre quintali di maiale sdraiati al fresco sulla destra della carreggiata. Ed ora cosa faccio, metto giù un piede e mi fermo, e se questo si alza, penso e lui si alza, mi viene incontro e si ferma a pochi metri, peccato non avere la macchina fotografica dietro, tiro fuori il telefono e faccio una prima foto poi decido di risalire in bici cercando di allontanarmi un po’ dal roseo bestione ma lui, mi segue faccio altre foto, sento una voce femminile che chiama qualcuno per nome, lui ha un sussulto e si sposta in direzione della voce, il maiale ha un nome, non mangerò più salumi d’ora in poi.
La bici in soffitta
Risalgo in bici e riparto per terminare questa cavolo di salita che oggi mi ha rubato un pezzo di vita. Al bivio scendo verso il Turchino, fanculo il Fajallo e tutto quello che doveva venire dopo, ora attraverso la bellissima nuova ed antipatica galleria del Turchino, faccio ancora qualche foto e poi dritto a casa giù in pianura ritrovo il sole pallido di un novembre appena iniziato che mi ha già fatto capire che se non vado in bici con metodo e costanza farei meglio a chiuderla in soffitta e buttare via la chiave.