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Questa mattina non ho fatto una buona colazione, niente pasta, non devo andare lontano

Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
1:04':16" Piani di Praglia da Campo Ligure 1
0:17':10" Pino Soprano da Piccarello 2
1:08':42" Monte Fasce da Genova 3
0:25':30" Bavari da Genova Borgoratti 4
0:47':28" Creto da Doria 5
 fotofacebook

19/09/2025

  • Distanza 212.53 km
  • Tempo09:26:43
  • Dislivello 646 metri

Il programma
Ci pensavo da una settimana a rifare ancora una volta il Monte Fasce, la pianificazione del giro comprendeva un avvicinamento a Genova passando per la Bocchetta scendendo in Val Verde e Val Polcevera, risalendo a Sant’Olacese e Torrazza e passata la galleria di Pino Soprano, la discesa in Val Bisagno poi, via Timavo ed Apparizione, scalando il Monte Fasce per l’ennesima volta. Terminato il Fasce, discendere per la stessa strada e al bivio per il Monte Moro, raggiungerlo percorrendo la strada panoramica. E ancora il rientro, risalendo Bavari e poi Creto.
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Perché ancora il Fasce?
Di tutte le volte che ho scalato il Monte Fasce, non sono mai riuscito a ricavarne l’altimetria completa. Rox con la memoria piena, mancato avvio della registrazione, passaggio sul valico senza salire in vetta, insomma mi mancava questa registrazione per la ricostruzione della salita e volevo averla a tutti i costi e poi la strada del Monte Fasce è particolarmente avvincente ed offre una veduta panoramica su Genova, unica ed indimenticabile ed in oltre è un salita dura che impegna fisico e mente.
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Oggi non gira
No, questa mattina non gira bene, il dolore al ginocchio  ed alla spalla destri, sono più forti del solito, non ho dormito bene per la tensione del viaggio, la mattinata p fredda e anche se il meteo non prevede pioggia , andare così lontano da casa, da solo, oggi mi infastidisce particolarmente. Parto ma decido per un giro meno impegnativo che prevede la scalata a Capanne di Marcarolo ed il rientro da Voltaggio. Sono le sette passate da poco quando salgo in bici, manicotti ed antivento, la mattina è già fredda, Solo 14 °C mentre mi avvicino ad Ovada passando per Predosa. Giro agile, cerco di scaldarmi bene. Attraverso Ovada, una fila di semafori rossi in corso Martiri della Libertà, non mi ferma a quest’ora non passa nessuno e proseguo verso la strada che conduce al Passo del Turchino.

 

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Verso Campo Ligure
Questa mattina non ho fatto una buona colazione, niente pasta, non devo andare lontano, un bianco d’uovo fritto, il tuorlo sbattuto con lo zucchero sciolto in un caffè d’orzo e un paio di brioche, lo stretto necessario per fare un centinaio di chilometri, nella borsa da viaggio, i panini preparati ieri sera e una banana. Salgo abbastanza bene, il primo passaggio a livello che si sta chiudendo mi costringe ad una volata, riesco a passare ma quello successivo è già chiuso e devo fermarmi. Frugo nella borsa e ne cavo la banana, ho già fame, buon segno. Supero lo strappo del Gnocchetto ad una buona velocità, il ginocchio ha messo giudizio, la spalla non fa più male, mi sono scaldato bene e questo è il risultato. Sono a Campo, lascio la strada del Turchino svoltando a sinistra ed dopo poche centinaia di metri sono sulla SP69 ed inizia la salita. Le gambe girano meglio del solito su questi primi metri di salita, è il ciclo computer che fa i capricci. Al primo chilometro mi accorgo che non registra più, mi fermo, smanetto un po’ e riparte, riparto anch’io per questa bella strada che conduce nel cuore del Parco di Capanne di Marcarolo.
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Gira bene cambio programma
Impiego una quarantina di minuti a coprire i quasi 10 chilometri tra Campo ed il bivio tra Marcarolo, a  Praglia  e decido di ripristinare l’idea della settimana scorsa. Da Praglia posso comunque scendere a Genova e svolto a destra, oggi allungo di brutto. I primi metri sono duri, poi spiana quasi a zero, la strada per i Piani di Praglia è fatta così, viaggia in cresta e presenta tanti su e giù. Non faccio fatica questa mattina ma il ciclo computer fa nuovamente le bizze, va a finire che anche questa volta non riesco a registrare il Fasce, smanetto ancora e riparte. Molto probabilmente, la batteria quasi scarica, risente della temperatura fredda di questa mattina. Scollino al confine tra Piemonte e Liguria cerco di rifare la foto dello sfondo del sito ma un’auto parcheggiata sotto al cartello rovina tutto. Antivento addosso e proseguo ancora per i magia e bevi fino a Praglia dove la strada inizia a scendere vertiginosamente verso Campomorone.

 
 

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Genova
E’ veramente grande questa città ricavata a morsi dalle pareti dell’Appennino Ligure, entro nel suo caos di auto e persone e dirigo verso Sant’Olcese, la salita a Torrazza non è dura e nemmeno lunga, diciassette minuti e sono alla galleria di Pino Soprano , scendendo subito dopo a Molassana. Potrei salire a Fontanegli e poi Bavari raggiungendo il Fasce per una strada conosciuta ma è la strada che farò al ritorno e quindi svolto a sinistra seguendo il Bisagno, dopo il sottopasso ferroviari iniziano i problemi. Avrei dovuto seguire l’Aurelia  raggiungendo rapidamente San Martino, via Timavo e la strada per il Fasce ma ho finito per fare un involontario giro turistico della città, passando per il mare, Boccadasse e il Gaslini, finalmente a forza di domandare la strada a chiunque vedessi, riesco a salire su Corso Europa ed arrivare ad Apparizione.

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Il Monte Fasce
Ha sempre un fascino particolare salire le pendici di questa montagna a picco sul mare, lasci il caos di Genova e la vedi che si allontana, mentre sali i tornanti di Apparizione, man mano la case si diradano e l’ambiente prende la forma rurale, con olivi e piante da frutta. Sotto Genova sempre più piccola, sempre più lontana, sopra le antenne e la luccicante, gigantesca croce sulla vetta del Fasce. Poco dopo il terzo chilometro, ecco il bivio per il Monte Moro, forse lo farò al ritorno dal fasce e svolto seccamente a sinistra. Salgo, questa salita senza respiro, durissima, con pendenze quasi sempre sopra l’otto per cento. Asfalto nuovo, perfetto, nero come la pece in questa giornata di sole sfumato dalle nuvole che passano veloci. Poi la strada si strine, l’asfalto torna vecchio e ruvido ed io salgo per i dritti stradali a pendenza costante senza respiro. Negli ampi tornanti affacciati su Genova, lo spettacolo del golfo toglie il respiro, non mi fermo per fotografarlo, lo farò quando scendo.

 

 

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La vetta
Eccolo, il tempo è volato, l’ultimo dritto, forse un po’ più leggero di quelli precedenti e lassù il valico, è finita la parte dura della salita, ora inizia quella durissima. Una svolta a destra sulla strada prima del piazzale, le condizioni del fondo stradale non sono pessime ma disastrose, il respiro di sollievo che avrebbero le gambe nei pochi metri in piano di questa strada che conduce alla vetta del Fasce, viene troncato dalla difficoltà di affrontarla cercando di non cadere dalla bici. Salgo ancora in piano, il vento è fortissimo da sinistra, passo a fianco dei modellisti , tutti avvolti nelle felpe e giubbotti, intenti a far volare i oro alianti radiocomandati. Salgo e davanti a me i  primi tornanti, a vederli sembrano durissimi ma in realtà non lo sono, il difficile viene dopo quando la strada raddrizza e le pendenze salgono anche al 17-18%. Equilibrista, intento a schivare le voragini di questa stretta strada, massima attenzione a rimanere in bilico su strette strisce di asfalto intatto solo li, mentre tutto attorno e un disastro. Tratti sterrati con ghiaia grossa ed acuminata, tratti con getti di cemento con impresse indelebilmente le tracce dei pneumatici della betoniera che è salita fino quassù per tentare una riparazione della strada fatiscente. Fatico, ora il tratto più duro, poi tutto spiana, sono su tra le antenne, due motociclisti mi accolgono con una sguardo stupito, uno con accento rumeno mi chiede come ho fatto ad arrivare fino a qui in bici, considerato che lui ha faticato con la moto. Mangio, mi gusto Genova da questa stupenda finestra sul mare e scendo per circa 200 metri sul versante opposto dove la strada asfaltata termina. anche qui il panorama è stupendo e si vede la valle sottostante. Ora il problema è risalire in bici, a piedi raggiungo un spiazzo poco più sopra ed agganciato un piede al pedale cerco di mettermi in equilibrio, non ci riesco al primo tentativo ma poi, finalmente, salgo. Il Rox segna 16% ma la ricostruzione a segmenti con Cyclograph arriva al 25%. Scendo con la massima attenzione ogni tanto mi fermo per scattare qualche foto, dedicando uno scatto ai modellisti, un falco gioca con gli alianti sorretti da questo vento gelido che mi costringe a lasciare rapidamente questa posizione per discendere verso il bivio con Monte Moro.

 

La rinuncia
Le gambe sono ancora abbastanza fresche e la strada per il Moro mi attira enormemente. Sono al bivio mi fermo per rimuovere il giubbino antivento, sono le due e mezza del pomeriggio, non conosco il Monte Moro, la salita deve essere lunga quasi quattro chilometri e la strada non ha sbocco. Da dove sono ora mancano circa 90 chilometri a casa e questi otto in più mi fanno ripiegare dal salire il Moro. Ho ancora due salite da affrontare e anche se le gambe pare che stiano bene, decido di scendere a andare verso casa.

 

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Bavari  e Creto
Ultime due salite, ultimo sforzo. Sono in fondo alla strada del Fasce e subito inizia la salita verso Bavari, quasi 6 km e una pendenza media del 4.7%, salita regolare, delicata, mentre salgo, la vetta del Fasce, fa capolino tra un tornate e l’altro, allontanandosi sempre di più. A Bavari uno strappo secco al 15%, scollina e scendo verso la val Bisagno. Un rapido passaggio sulla SS45 e a Doria si svolta a destra per salire gli otto chilometri verso Creto. Salita abbastanza costante con pochi passaggi  all’8%, 5.5% la pendenza media, sono senz’acqua, so che alla chiesa di Aggio, dove la strada sale a tornanti, c’è una fontana ma preferisco non fermarmi, la gamba gira e la sete non è molta, al di la del valico, a Tre Fontane, l’acqua non manca e farò scorta li.

 

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Verso Casa
Sessantotto chilometri tra Creto e Casal Cermelli, la valle Scrivia è li sotto con Monoggio, Casella e Busalla, il vento quasi a favore ma superata Arquata, sarà dritto nella schiena, slalom tra il traffico dell’Outlet con tutte quella maledette rotonde, slalom a Novi ligure, qualche auto mi suona, hanno ragione sorpasso a zigzag, alzo la mano in segno di scuse e suonano ancora, alzo il dito medio e vado via di potenza, 34 km/h la media degli ultimi 20 chilometri, 32 quella da Creto.
212 chilometri, ero partito per farne un centinaio ma poi ha girato bene è solo questione di fortuna.