Le salite nel giro di oggi | ||
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Tempo | Salita | |
0:1o':07" | Galleria di Garbagna da Molo Borbera | 1 |
0:34':07" | Montalto Pavese da Casteggio | 2 |
30/05/2015
- Distanza 240.90 km
- Tempo 11:20:02
- Dislivello 3510 metri
La colpa è solo mia,
dopo 15 giorni di assoluta inattività ciclistica causa la reperibilità della scorsa settimana e dei mille altri impegni che ho, e che non mi hanno permesso di pedalare dopo il lavoro, mi domando come ho fatto a concepire un giro di questa portata, che anche ridotto di una novantina di km, ha lasciato un brutto segno nel mio fisico quasi sessantenne. A volte, quando torno a casa da questi giri, mi viene in mente di tagliare la bicicletta in metà, nel senso della lunghezza, solo per vedere se il cervello che io, non ho più nella testa sia per caso finito all’interno dei tubi in carbonio della mia Colnago. Perché sono io che decido il giro ma è lei che mi porta sempre a casa, facendomi ragionare e come nel caso di oggi, accorciare il giro, che doveva essere superiore ai 300 km e con circa 5000 metri di dislivello. A leggere queste prime righe del racconto di oggi, si può pensare che io, il cervello me lo sia bevuto e forse è davvero così.
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Dura, veramente dura
Il giro di oggi doveva portarmi al passo del Bocco, passando da Capanne di Carrega , il passo del Fregarolo da Canale, il Tomarlo, con successiva discesa a Bedonia e finalmente il Bocco, che ricorro da un paio di settimane. Poi Cicagna, Gattorna e l’alternativa Scoffera o Passo del Portello. Le gambe e la testa a deciderlo. Invece dopo la Casa del Romano ed il Fregarolo, con nebbia o nubi basse a quota superiore agli 800 metri, temperature che per buona parte della giornata sono rimaste attorno ai 12 °C, hanno deciso assieme alla mia bicicletta che sarebbe stato meglio rientrare per la via più breve ma…..
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Basta Barbagelata
La via più breve dopo il Fregarolo sarebbe stata quella di rientrare percorrendo il Passo della Scoglina e poi Barbagelta, Montebruno, valle Trebbia e Scrivia e casa. Ma Barbagelata l’ho fatta due volte nelle due precedenti uscite e quindi basta. Non ho svoltato su per il Tomarlo, perché faceva freddo ed il pensiero di scendere a Bedonia da 1400 e spingi metri non mi andava, il Bocco è saltato per la stessa ragione e Barbagelata non mi andava di farla. Ho sofferto e non poco, freddo, incapacità di alimentarmi, rinite e un dolore all’interno della coscia sinistra ma Barbagelata no, non la faccio oggi e penso che non la farò più per un pezzo. Scollinata la Scoglina da Cabanne, che in pratica è un lungo falsopiano, sono sceso sempre per la Scoglina sul versante di Chiavari, nuovamente sulla strada percorsa dal Giro d’Italia nella terza tappa, con tutti i ricordi, lasciati lì dipinti contro i muretti di cinta, un enorme pupazzo costruito con il fieno a forma e somiglianza di un ciclista seduto su di una gigantesca bicicletta 826 metri di dislivello in 15 chilometri e mezzo, 27 minuti a 34 di media, tutta discesa, tutto freddo che entra nelle ossa, energie che se ne vanno gratuitamente..
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Passo del Portello
Poi il falsopiano da Cicagna a Gattorna ed i 15 chilometri del Portello, 6% la pendenza media. Le gambe dure come il legno stagionato, per il freddo incamerato nelle discese a 12 °C. E’ crisi, rimpiangendo di non aver scalato i quattro km della Barbagelata con discesa a Montebruno. Ormai è tardi, ormai si deve fare il Portello. Scendere ancora a Gattorna e prendere la strada per Boasi e Scoffera, unica alternativa per avvicinarsi a Laccio, non ha alcun senso. Portello sia. Pensavo al Passo del Portello come una salita facile, lunga ma non di estrema difficoltà ed invece è stata una salita difficile, una vera salita e la cotta è arrivata puntuale e sono giunto in cima solo grazie al fatto che tornare indietro avrebbe voluto dire, ricominciare tutto da capo.
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L’ultima discesa
La discesa verso Torriglia, solo 4 chilometri su una strada bagnata da una pioggerellina leggera, interrotta da alcune frane in via di ricostruzione, poi la Buffalora, Torriglia, e Laccio e la crisi passa miracolosamente frugando nella borsa al manubrio e buttando in gola, controvoglia quello che è rimasto. Ringraziando il fato, che la giornata fredda mi ha impedito di svoltare a sinistra in Val d’Aveto percorrendo il Tomarlo e Bocco. Non sarei tornato a casa, forse o forse se la temperatura fosse stata un po’ più mite, forse nonostante i 15 giorni di stop della bici, forse sarei riuscito a fare finalmente il Bocco da Bedonia. Forse, non lo saprò mai.
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Un rimpianto
Oltre al mancato Bocco, il mio rimpianto è dovuto alla macchina fotografica che dopo anni di sudate avventure passate assieme, si è rotta definitivamente e oggi le foto sono veramente poche e per di più anche sfocate. Tirando le somme della giornata in bici, quasi 241 km ad una media irrisoria, 3510 metri di dislivello, quasi 7600 kcal la maggior parte spese in salita ad a difendere la mia pellaccia dal freddo, 11 ore e venti minuti in bicicletta, troppe per dei miseri risultati. Oggi non sono contento e penso che finito di scrivere, taglierò la bici per il lungo o forse no. Si vedrà, domani era in programma la “tutta pianura” per la strada dell’ultima tappa del giro ma penso che rimarrò a casa a curare l’orto che ultimamente da più soddisfazioni che la bicicletta.